CENTROCULTURA

Con “Dietr’ al Dom” Leonardo Badioli restituisce alla memoria un pezzo di Senigallia

Con “Dietr’ al Dom” Leonardo Badioli restituisce alla memoria un pezzo di Senigallia

SENIGALLIA – Venerdì (30 ottobre), alle ore 17, al Circolo Acli, in via Cavallotti, sarà presentato “Dietr’ al Dom”, l’ultimo libro del senigalliese Leonardo Badioli, con foto di Luciano Bittitelli.

La presentazione è curata da Antonio Maddamma e dalla libreria Io-book.

In ottemperanza alle norme anti-covid i posti sono limitati. È consigliabile la prenotazione inviando una mail a info@iobook.it indicando nome, cognome e numero di telefono.

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Dietr’ al Dom è una parte della città chiusa e silenziosa, appartata come nel desiderio di chi la edificò, verso la metà del Settecento, perché vi alloggiassero i ceti meno abbienti: casette minime fatte costruire dai Frati Minori della Maddalena.

“Si dovrà evitare”, aveva scritto il Legato cardinale Colonna Branciforti, “la costruzione di piccoli e sordidi edifici tramezzo ai splendidi, potendo assegnare ai medesimi, che pure sono necessari, quei siti più remoti che siano meno in vista”.

“Ora – scrive l’autore del libro, Leonardo Badioli – sembra giunto il momento in cui il quartieruccio venga assimilato al cuore della città con una serie di riqualificazioni che romperanno definitivamente il silenzio e l’isolamento che avevano fatto di quei luoghi uno dei più silenziosi e misteriosi angoli di Senigallia.

“Per ricordarli, e per richiamare in vita chi ci viveva, i loro modi, le loro storie, ho pensato di restituire alla memoria – aggiunge Badioli – tracce e frammenti di un piccolo mondo che ormai non esiste più. Ma forse anche la loro lingua non esiste più.

Dietr’ al Dom

E buccia d’ai! Hai dett Vila Turlonia!

St’ post ch s’ chiamava «Dietr’al Dom

nun era manch un post: nun era gnent

e ancó ‘l nom, s’ pol dì, nun era ‘n nom.

Ch’i altri borghi s’ chiamav.n ‘l Spurtoŋ,

‘l Port, la Pac, ‘l Pont Ross, la Penna

‘l Pian R.gulator, i Piedi Neri:

ma nó p.r dì ndó stassim d’ casa  

c’ tucava arispond sempr «d’ dietra»:

dietra al Dom, dietra a la Madalena,

dietra a la casa d’ don Amedeo,

dietra al giardiŋ d.la signora Becci,  

dietra al palazz d.la cuntessa Augusti,

dietra ai signor ch stav.n tutti in fila

p.r fa bella figura su la via;

e nó puretti arposti, v.rgugnosi

g’ntaccia ch’era mei a nun fa ved.  

L’avev.n fatt al temp d’ l’Ampliazioŋ  

p.r fass bei ‘nti giorni d’ la Fiera,

l’ cas’ d’i signori, grand e gross

sa l’ scalòŋ e ‘l pass p.r la carozza,

e po’, mezza arpiattata, cl’altra gent,

i car.tieri, i falignaŋ.i, i fabbri,

l’ sartor, l’ lavandar, l’ sguatt.r,

i omi ch’ facev.n i m.stieri,

l’ donn ch facev.n ‘l m.stier

muchiati ‘nt na stanza in cinqu’ o sei

drenta a cas’ senz’acqua e né latrina

e na sguadra d’ fioi tutti p.r strada  

a tutt l’or d’ sera e d’ matina.

Gent bona, gent trista, gent, insomma,

ch quant era la fiŋ er.n com i altri,

e s’insugnav.n calcò p.r tirà avanti

‘ntra via d’ l’Angiul e d.la C’r.rìa,

a fianch ai vecchi d’ l’Op.ra Pia,

l’ truvatell, purin’, ch tutt ‘l giorn

cantav.n com’ l’ merl ‘nt la gabbia,

e l’ caserm, e i frati canosiani

d.l Sagr Cuore, e po’, d.là dal volt,

‘l cunvent’ d.l’ monnich B.n.d.tin’.

Malà, tacata a lora, casa mia.

 

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