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Campanile: “Le dimissioni di Canafoglia e del Cda sono una ammissione di debolezza”

Campanile: “Le dimissioni di Canafoglia e del Cda sono una ammissione di debolezza”

Il consigliere comunale, in un intervento sulla situazione che si è creata alla Fondazione Città di Senigallia, le ritiene inopportune: “Non essere capaci di risolvere una problematica complessa non è una colpa”. Così come non è una colpa “non avere il coraggio o interesse a frantumare in prima persona muri di omertà”

di GENNARO CAMPANILE*
SENIGALLIA – Con un lungo comunicato il presidente della Fondazione Città di Senigallia Canafoglia ha spiegato le motivazioni delle dimissioni. Da un attento esame del testo emergono considerazioni che, a nostro avviso, rendono inopportuna la decisione.
Canafoglia rivendica la bontà del lavoro fatto in questi mesi, l’emersione di ben precise criticità, l’entità della perdita di gestione, l’effetto positivo dei risultati ottenuti da una gestione più attenta e che si potrebbero ulteriormente migliorare nel 2022.
Si riserva inoltre di consegnare al Sindaco “una dettaglia relazione sulle criticità rinvenute e sulle azioni, a nostro parere da mettere in atto non solo dalla Fondazione, ma anche da chi sta all’esterno di essa”. Il Consiglio di Amministrazione dimostra, quindi, di avere ben chiari i problemi, una soluzione e chiama a raccolta anche forze esterne alla Fondazione (Istituzioni pubbliche e private).
Anziché illustrare il piano di risanamento, informare la cittadinanza delle responsabilità, mettere nero su bianco la situazione (“in modo tale che nessuno domani possa dire che non sapeva ciò che è accaduto e che sta accadendo sotto un profilo economico/ finanziario nella Fondazione)”, cinque amministratori si sono dimessi asserendo di dimostrare in tal modo “di non essere attaccati alla poltrona”.
Qui il ragionamento non torna. Se le dimissioni fossero intervenute dopo, magari a seguito delle non accettazione del piano di risanamento o della mancanza di sostegno politico e civico richiesto, della volontà di insabbiare e creare “compromessi”, di trovare ostacoli istituzionali alla rottura di “un muro di omertà che va demolito e fatto conoscere all’intera cittadinanza” allora sì che le dimissioni avrebbero avuto una motivazione concreta e condivisibile.
Ma senza questo passaggio le dimissioni appaiono una resa di fronte alle difficoltà (probabilmente impreviste) e una esplicita ammissione di debolezza. Non essere capaci di risolvere una problematica complessa e che non si sospettava al momento dell’accettazione dell’incarico non è una colpa. Anche non avere il coraggio o interesse a frantumare in prima persona “muri di omertà” non è una colpa. Ma occorre chiamare le cose con il loro nome e l’attaccamento alla poltrona è un’altra cosa.
Non si può sottacere  che la forma scelta le dimissioni è spettacolare, quasi drammatica e non fa bene alla Fondazione governata ora da un Consiglio dimissionario che ha denunciato un mezzo disastro.  Un concittadino è autorizzato a pensare qualsiasi cosa e sospettare di tutti in un momento in cui, proprio per la delicatezza, ci sarebbe stato bisogno di stabilità e credibilità. Sarebbe stato meglio prima informare la cittadinanza e aver concordare con l’Amministrazione un percorso rapidissimo, fosse anche commissariale.
*Consigliere comunale Amo Senigallia

 

 

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