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“Che bella esperienza esplorare le Marche, persino a piedi”

“Che bella esperienza esplorare le Marche, persino a piedi”

di MASSIMO BELLUCCI

TRECASTELLI – Per un corinaldese andare in vacanza a Jesi sembra inconcepibile, come per un senigalliese a Corinaldo, o per un arceviese a Fabriano. A raccontarlo sembrerebbe una battuta, gli amici risponderebbero: a parte gli scherzi, dove vai in vacanza?

Eppure anche un viaggio in posti vicini è un vero viaggio. Farlo a piedi poi, per chi vuole e può, ha un gusto ancora più particolare.

Abitando prima a Corinaldo, ora a Ripe, sono stato a Jesi tante volte per lavoro, qualche volta per visite mediche, ma non l’avevo mai attraversata veramente, ad esempio il Palazzo Pianetti contiene bellezze straordinarie, ma tutta la città è bella da visitare. Sono stato una volta, o forse mai, ad Osimo, e comunque non la ricordavo. Sorpresa piacevole, un bel camminamento nel centro storico, con un panorama che spazia dal Gran Sasso ai Monti della Laga. Poi Loreto, che con la sua sagoma e l’uliveto che lo precede ricorda anche plasticamente Assisi.

Effettivamente la recente riflessione di Paolo Piacentini (esperto di cammini) sulla positiva valenza del turismo di prossimità è azzeccata. E anche turismo forse è una parola superata. Bisogna ritrovare il gusto di gironzolare senza un itinerario rigidamente prestabilito.

Partendo da Senigallia ci sono numerose aree archeologiche nell’entroterra, scorci, vicoli, ma soprattutto la speciale atmosfera del piccolo paese.

In una conversazione di qualche mese fa, legata all’iniziativa Dial(u)oghi, nell’ambito del progetto Memoteca, l’amico Lorenzo Franceschini, (cantautore e insegnante), raccontò che in adolescenza partiva da Senigallia e vagava – imberbe flâneur in ciclomotore – nei paesi dell’entroterra, verso orizzonti collinari punteggiati da antichi borghi dai nomi inusuali: Belvedere Ostrense, o Morro d’Alba, spingendosi fino a Fonte Avellana, mimando il gioco semiserio dell’esplorazione di soglie immaginarie.

Fu vero viaggio? Ai post-turisti l’ardua sentenza!

Quindi l’invito è a non spaventarsi dalla breve distanza, vedo sui social foto di posti esotici tutti uguali, appiattiti da una architettura da resort standardizzata.

Uscire di casa a piedi e andare, attraversando una parte delle Marche, è ciò che abbiamo fatto, raccogliendo uno spunto di Giuseppe Falcinelli (guida escursionistica, direttore del recente festival Per Terra) il quale da sempre propugna l’idea di affrontare un cammino partendo da casa.

“Mettere lo zaino in spalla, chiudere la porta di casa e partire, non per chissà quale meta lontana o straniera, ma per conoscere in maniera diversa la realtà che ti circonda è un’esperienza davvero unica – afferma Elena Morbidelli, mia compagna di viaggio, nonché maestra ecologica che va a scuola a piedi nel vicino borgo.  Qualche mese fa ho percorso zaino in spalla uno dei tanti cammini presenti e riscoperti in Italia – prosegue Elena – ma quello vissuto negli ultimi giorni mi ha lasciato emozioni completamente diverse. Ciò che ho esplorato con i piedi è un territorio con cui ho un rapporto affettivo, che mi ha visto crescere e in cui ho vissuto tante esperienze, a cui sono legata da un cordone ombelicale trasparente e invisibile ma che mi ha nutrito e continua a farlo, un territorio insomma che ha determinato quella che sono oggi”.

Un piccolo viaggio il nostro, ben diverso da quello memorabile fatto da Fabrizio Teodori, che le Marche le attraversò tutte, tenda in spalla, per ricavarne un racconto che sicuramente merita di essere riproposto.

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

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