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Senigallia, andiamo alla scoperta della Rocca Roveresca

Senigallia, andiamo alla scoperta della Rocca Roveresca

SENIGALLIA – Volete visitare alcuni luoghi famosi delle Marche? Allora la tecnologia può diventare veramente importantissima da questo punto di vista. Infatti, su internet non c’è solo la possibilità di intrattenersi e divertirsi con i più vantaggiosi bonus benvenuto casino online, dal momento che si può anche andare alla scoperta di tantissime informazioni che possono tornare utili per l’organizzazione dei propri viaggi. Ad esempio, proviamo ad approfondire la conoscenza della Rocca Roveresca, uno dei veri e propri simboli di Senigallia, una delle più belle città delle Marche.

La funzione di fortezza

La Rocca Roveresca si caratterizza per comprendere, al suo interno, le fortificazioni erette in precedenza. Il progettista, di cui non si è mai scoperta il nome, si è limitato a eseguire gli ordini impartiti dal cardinale Egidio Albornoz nel 1350. La decisione è stata quella di includere la vecchia torre di pietra nella rocchetta, che a sua volta finirà dentro la corte di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Bisognerà aspettare l’arrivo di Giovanni Della Rovere, con il suo gruppo di architetti composto da Pontelli e Laurana, per poter finalmente l’ultima e definitiva versione della Rocca, con le modifiche che furono apportate nel corso del XV secolo.

La rocca come prigione

Una volta che terminò l’impiego di carattere residenziale della Rocca nel corso del periodo roveresco, ecco che tale struttura cambiò destinazione e venne sfruttata come vero e proprio carcere pontificio.

Una nuova funzione che fu puntualmente testimoniata dalla presenza di una serie di graffiti che si trovano al primo piano, oltre al fatto che diversi ambienti che si trovano proprio nei sotterranei subirono una folta serie di modifiche, con l’intento di renderli delle vere e proprie celle di prigionia. L’impiego della Rocca Roveresca come prigione, che prese il via in età pontificia, proseguì anche nel corso della fase post-unità.

Le funzioni di deposito e orfanotrofio

In seguito al raggiungimento dell’Unità d’Italia, ecco che la Rocca che si trova in questa meravigliosa città delle Marche ebbe il medesimo destino di tante altre strutture militari oppure religiose che finirono per essere inglobate all’interno del Demanio di Stato.

Infatti, il primo passo fu quello di trasformarla in casa di pena e, in seguito, una volta che la Rocca venne data in affitto alle suore del Protettorato di San Giuseppe, ecco che divenne un ricovero e cura dell’infanzia abbandonata. Qui, infatti, venivano ospitati gli orfani di guerra, ma anche i figli di carcerati e così via. Un impiego che risultava ancora attivo circa venticinque anni prima dell’atto di consegna della Rocca dal Ministero delle Finanze, che lo mise nelle mani del Ministero dell’Educazione, nell’aprile del 1932.

Se pensate che gli usi della Rocca di Senigallia siano finiti, vi sbagliate davvero di grosso, dal momento che, fino al secondo dopoguerra, questo edificio veniva ritenuto come un validissimo e molto utile contenitore, che poteva tornare decisamente comodo per la conservazione delle più svariate tipologie di masserizie.

Tutto questo, come si può facilmente intuire, ha comportato che la struttura venisse, nei fatti, manomessa, così come il vallato fu modificato e furono aggiunte delle superfetazioni. In seguito alla partenza delle suore e al passaggio di gestione nelle mani della Soprintendenza, ecco che cominciano ad arrivare tantissime proposte legate alla destinazione d’uso. Scendendo un po’ più nello specifico, si cerca di destinare la Rocca a una vera e propria funzione di magazzino di generi di sussistenza militare, giusto per fare un esempio. Non solo, dal momento che furono presentate proposte anche per farla diventare un deposito utile in relazione alle varie attività di balneazione che sono presenti in città, fino ad arrivare a proposte che prevedevano la costruzione di una sede del Fascio e Caserma per Giovani Fascisti oppure di biblioteca comunale al secondo piano.

 

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