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A Senigallia Italia Nostra sollecita la valorizzazione delle storiche mura del quartiere Porto

A Senigallia Italia Nostra sollecita la valorizzazione delle storiche mura del quartiere Porto

SENIGALLIA – Italia Nostra di Senigallia ha sempre avuto fra i suoi obbiettivi primari quello di sollecitare il recupero e la valorizzazione delle mura storiche della città per riparare almeno in parte ai tanti errori e alle tante occasioni perse in passato. Sicuramente in tempi più recenti si è registrato qualche passo avanti, ma vorremmo che il recupero delle mura entrasse con più decisione fra le priorità progettuali delle Amministrazioni, presente e future.

Il settore delle mura che più ha subito manomissioni e alterazioni è quello del quartiere Porto, la punta del pentagono al di là del fiume, su cui sono state addossate dagli inizi del ‘900 in poi fino a tempi recenti una serie quasi continua di villette, edifici residenziali, officine e magazzini fino a coprirne quasi interamente la visibilità. Restava libero dalla edificazione il bastione di via Rodi; ma anche qui negli anni ’90 si è permesso con molta disinvoltura la realizzazione di un massiccio condominio che ora troneggia con la sua mole al di sopra delle più modeste abitazioni del quartiere. Per rimediare in qualche modo i danni, abbiamo sollecitato il restauro del paramento murario e l’apertura alla fruibilità pubblica del camminamento lungo le mura fino allo slargo della Porta Lambertina.

Anche la fascia esterna prospiciente via Annibal Caro è interessata in questo momento (e lo sarà anche in futuro) da lavori di demolizione e di ricostruzione degli edifici costruiti nel corso del ‘900. Nel tratto iniziale lato fiume è stata demolita una villetta scoprendo un buon tratto di mura. Si tratta del secondo intervento su questo lato dopo quello realizzato alcuni anni oro sono, che è il concentrato di quanto si dovrebbe evitare, cioè chiudere con una barriera in mattoni la visuale delle mura e ricostruire adottando uno stile architettonico del tutto incongruo rispetto al contesto.

Nel caso di questo nuovo intervento ci è stato assicurato che il progetto rispetta il volume originario e lo stile architettonico e lascia un sufficiente spazio fra la nuova costruzione e le mura. Certamente è un buon segnale, ma non basta. Infatti bisognerebbe cogliere queste occasioni irripetibili per eliminare ogni superfetazione, per restaurare le mura e recuperarne la visibilità. Qualche cosa si potrebbe fare in questo senso anche sul tratto di mura verso il canale in corrispondenza di un altro piccolo condominio in ristrutturazione, chiedendo il restauro del tratto d’angolo ancora visibile, dove si innestava Porta Crocifissa.

Il recupero delle mura non è una velleità o un cruccio di pochi, ma un segno di civiltà, perché mirato alla conservazione e valorizzazione della memoria condivisa e dell’immagine identitaria della città, che costituisce poi un valore aggiunto, specie per una città turistica che fa dell’immagine un punto di forza. Se si guardano le foto d’epoca di primo ‘900 ci si rende conto quanto si è perso. Ma molto ancora si può recuperare, se si mette fra le priorità e le invariabili urbanistiche il recupero della scenografia delle mura, anche con la prospettiva della delocalizzazione delle attività artigianali e commerciali che tuttora sono collocate a ridosso delle mura. In questo momento si presenta una opportunità insperata con il finanziamento ricevuto dal governo, che se spalmato su troppi interventi rischia di dare risultati modesti, se invece concentrato in misura adeguata anche sui settori delle mura presso i quali sono in corso interventi di ristrutturazione edilizia e che abbiamo indicati negli ultimi interventi, aggiunti agli oneri di urbanizzazione, possono dare risultati significativi.

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