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133 anni fa nasceva a Senigallia Giuseppe Chiostergi, una vita spesa per gli ideali mazziniani ed europeisti

133 anni fa nasceva a Senigallia Giuseppe Chiostergi, una vita spesa per gli ideali mazziniani ed europeisti

SENIGALLIA – 133 anni or sono, il 31 agosto 1889, un sabato alle 9 di mattina, nacque a Senigallia Giuseppe Chiostergi, uno dei concittadini più importanti della contemporaneità: è stato infatti militante repubblicano, combattente nella Grande guerra, antifascista, costituente, deputato e sottosegretario di Stato, ambasciatore straordinario e tante altre cose.

Rampollo di una nota famiglia che aveva avviato nel 1853, in riva al Misa, un fondaco alimentare di successo, Giuseppe fu educato sui banchi di scuola all’etica del dovere mazziniana.

Giovanissimo militante repubblicano, comprese gli obiettivi cruciali dell’Italia moderna: diventare una repubblica democratica e inserirsi nel novero di un’Europa non più costituita da Stati rissosi ed egemonici, ma da un’Europa unita, fondata su quella collaborazione tra i popoli auspicata da Mazzini. La sua fu una vita intensa, non particolarmente lunga (scomparve a Ginevra il 1° dicembre 1961 all’età di 72 anni), spesa per gli ideali democratici e antifascisti e in favore di chi si trovava in difficoltà, di chi aveva bisogno di un rifugio o di un aiuto.

Dato per morto dopo i terribili scontri sulle Argonne ai primi del gennaio 1915, venne invece catturato dai tedeschi, nel 1916 poté riacquistare la libertà e si trasferì per un trentennio in Svizzera: cancelliere e poi segretario generale della Camera di Commercio italiana di Ginevra, venne destituito dal regime mussoliniano e da allora in poi si batté contro il fascismo, in terra elvetica, all’interno della numerosa comunità italiana; visse momenti di difficoltà, ma continuò ad aiutare chi transitava da quelle parti.

La sua dimora ginevrina funse, infatti, da pied-à-terre sicuro e posto di smistamento e d’incontro per profughi, antifascisti, soldati e giovani: vi transitarono, tra gli altri, Eugenio Chiesa, Randolfo Pacciardi, Bruno Buozzi e Sandro Pertini che venne accolto nel 1929 poco prima di rientrare in Italia con falso passaporto elvetico, Emilio Lussu, Guglielmo Salvadori e la sua famiglia (tra cui la figlia Joyce, che proprio lì avrebbe incontrato il futuro marito Emilio Lussu, ricordando in una poesia quella «piccola casa svizzera lustra di cera e di tendine») e la famiglia di Cesare Battisti; l’esistenza di Giuseppe, di sua moglie Elena (nata Fussi: insieme nella foto), e della loro figlia Eugenia (Mimì) s’intrecciò con quelle di Vera ed Emanuele Modigliani, di Egidio Reale, Carlo Sforza e Guglielmo Ferrero; a Saint-Cergues-les-Voirons, nell’Alta Savoia, fondò nel 1933 una Colonia libera che accolse bambini, esuli e profughi da Francia, Spagna e Italia.

Nel 1945 rientrò in Italia e divenne uomo delle istituzioni, vice presidente della Camera e delegato italiano al primo Consiglio d’Europa a Strasburgo nel 1949: fu un grande europeista.

Al suo nome sono legate numerose iniziative attuate nel secondo dopoguerra, tra cui il traforo del Monte Bianco. A 67 anni, chiusa la carriera politica nazionale, sedette nel Consiglio comunale cittadino, mettendo la sua notevole esperienza al servizio della cittadinanza. Nella sua città fondò, il 7 dicembre 1948, il Centro Cooperativo Mazziniano per renderlo una realtà vivace di studi e di ricerche a livello nazionale; l’altra sua grande eredità è l’ampio Archivio storico, recuperato di recente al nostro Paese e oggetto di studi. Da questi ultimi è scaturito un complesso lavoro di ricostruzione storico-biografica che, promosso dal Centro Mazziniano, si annuncia ricco di sorprese e verrà presentato domenica 2 ottobre, giorno identitario per la nostra comunità.

 

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