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“Dopo l’alluvione alcuni paesi dell’entroterra a rischio spopolamento”

“Dopo l’alluvione alcuni paesi dell’entroterra a rischio spopolamento”

L’allarme del vescovo di Fano Armando Trasarti che ha preso parte a Senigallia ad un incontro promosso dalla Caritas. “Vedere cittadini demoralizzati e privati delle infrastrutture ferisce tutti noi”. “La Caritas si mette a fianco delle persone che vivono oggi un disagio enorme”

SENIGALLIA – Una mattinata intensa al seminario di Senigallia. Al tavolo si sono riuniti tutti i direttori Caritas delle realtà alluvionate delle Marche (Fabriano, Fano, Senigallia, Gubbio, nella cui diocesi rientra Cantiano) e il parroco di Cantiano, insieme al direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello e al vescovo di Fano, incaricato per la carità dalla CEM, la Conferenza episcopale marchigiana.

L’incontro si è svolto per fare il punto sullo stato delle cose, rivolgendo la massima attenzione verso la popolazione vittima dell’alluvione ed esprimendo preoccupazione per il grave disagio che molti ancora stanno vivendo, nonostante la calamità risalga ormai a tre settimane fa.

“Caritas si mette a fianco delle persone che vivono oggi un disagio enorme” spiega don Marco Pagniello“ e accoglie la loro insofferenza, la loro rabbia”. Una rabbia che deriva dalla mancanza di interventi di sostanza dopo la tragedia del 2014 e che porta molti cittadini a ritrovarsi di nuovo in una situazione drammatica. Ancora oggi infatti ci sono ragazzi e ragazze costretti alla DAD, strade impercorribili, ponti crollati e centri isolati, soprattutto nelle aree interne del territorio.

“Sapere che ci sono paesi dell’entroterra” afferma il vescovo delegato di Fano monsignor Armando Trasarti “a rischio spopolamento, demoralizzati e privati delle infrastrutture ferisce tutti noi. Si tratta di territori che già vivono un parziale isolamento e che ora si trovano in ginocchio, dal punto di vista umano e da quello economico. Le istituzioni hanno il dovere di prendere i loro impegni, di intervenire, di tenere alta l’attenzione verso queste persone e questi paesi, così come i media devono tenere i riflettori puntati: questa situazione sarà duratura. Non possiamo permettere che distrugga l’economia e la nostra comunità”.

Il grido di allarme è rivolto anche alla Protezione civile, perché non abbandoni questi territori. “Non vedere la Protezione civile in alcune specifiche zone” prosegue Pagniello “ci preoccupa molto. Come Caritas ci uniamo nel dire che ce la metteremo tutta per non abbandonare nessuno, vogliamo essere vicini al grido e alla sofferenza di tutti. Per questo invitiamo le autorità preposte a fare immediatamente qualcosa, per evitare di ritrovarci nuovamente in questo stato. Dobbiamo imparare da fatti come questo a rendere protagonisti la comunità, i territori, le persone”.

Il centro di tutto l’impegno di Caritas rimane il benessere e la salute della comunità, da custodire e proteggere, ancora di più in questi momenti di fragilità.

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