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Mettere in sicurezza il Misa per ridare certezze a chi vive nel nostro territorio

Mettere in sicurezza il Misa per ridare certezze a chi vive nel nostro territorio

E’ la richiesta avanzata durante l’assemblea, organizzata a Pianello di Ostra, dal costituendo Comitato degli alluvionati

di ELPIDIO STORTINI

OSTRA – Mettere in sicurezza il fiume Misa per ridare un futuro a chi vive intorno ad esso. E’ questo uno degli obiettivi – probabilmente il principale – emerso durante la partecipata assemblea, organizzata a Pianello di Ostra, dal costituendo Comitato degli alluvionati del Misa e del Nevola.

All’incontro, coordinato da Arduino Testaguzza, hanno preso parte anche due rappresentanti – Andrea Morsucci e Marco Bellagamba -, oltre al loro legale – l’avvocato Corrado Canafoglia – del Coordinamento Alluvionati della Zona di Senigallia.

Il fiume Misa, il torrente Nevola, i tanti fossi che vi confluiscono: un problema legato all’altro, a causa della mancanza, negli ultimi quarant’anni, di interventi adeguati. Un disinteresse della politica, di chi, negli anni, ha amministrato la regione, ed i comuni che gravitano nel territorio percorso – nei suoi 54 chilometri – da un fiume diventato ormai troppo pericoloso per chi ci vive intorno.

E giustamente, come è stato ricordato – ripetutamente – nel corso dell’assemblea, i cittadini sono costretti “a pagare le responsabilità della politica”.

Otto anni dopo la devastazione del 2014 ci si trova ancora con gli stessi – gravissimi – problemi. Mai affrontati. Per negligenza? Per cattiva volontà? Per disinteresse? Non lo sappiamo. Fatto è che ben poco – questo è certo – è stato fatto.

Ed è per questo che oggi la gente, la popolazione di Senigallia e della valle del Misa chiede – a chi ha la responsabilità di amministrarla – risposte chiare. Non promesse. Chiede di poter tornare a vivere, senza i continui allerta, in un territorio sicuro. Senza aver paura, ogni volta che viene preannunciata dagli allerta, della pioggia. La pioggia deve tornare ad essere una normalità.

E poi, non dimentichiamolo, c’è anche l’aspetto economico. Che è secondario soltanto ai tanti, troppi, morti. I danni subiti, questa volta, sono stati elevati. E se questo non bastasse c’è anche da aggiungere che i prezzi delle case, dei capannoni, delle fabbriche che si trovano lungo il Misa, lungo il Nevola, in una gran parte di questo nostro territorio, dopo gli ultimi eventi sono, purtroppo, dimezzati. Con una penalizzazione gravissima per tutti.

“Se siamo insieme, uniti – ha tra l’altro detto Andrea Morsucci durante l’assemblea organizzata a Pianello – ce la possiamo fare”.

Ma le prospettive, come ha sottolineato l’avvocato Corrado Canafoglia, che assiste gli alluvionati senigalliesi del 2014, non sono buone. “I danni sono tanti e c’è il rischio che, anche questa volta, non ci daranno niente. O poco”. Ma è ovvio che bisognerà impegnarsi, tutti quanti, per trovare delle soluzioni adeguate per mettere in sicurezza i nostri fiumi ed i nostri torrenti. “Perché se non si trova una soluzione – ha aggiunto l’avvocato – la nostra terra è finita”.

Sull’importanza delle vasche di espansione e, soprattutto, sulla loro collocazione, si è dilungato Paolo Turchi, troppo spesso accusato – da più parti – di non volerle. E questo – va detto subito – non è vero. Vanno fatte ma nei posti giusti. Non certamente dopo l’ansa del Misa, alle Bettolelle.

“Fino ad oggi – ha detto Turchi – lungo il fiume sono state messe solo delle pezze che, per giunta, neppure funzionano”. “Per il Misa serve invece un progetto globale, che va dalla sorgente alla foce: E su questo i tecnici – ed i politici – che si occupano della questione debbono riflettere”.

“Per mettere in sicurezza il nostro territorio – ha aggiunto Paolo Turchi – chiediamo scelte precise e progetti adeguati”.

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