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“Dopo la rottura del femore una signora di 87 anni dimessa dall’Ospedale”

“Dopo la rottura del femore una signora di 87 anni dimessa dall’Ospedale”

Sabato sarà portata a casa, mentre ai familiari era stato assicurato il trasferimento in una Rsa per la necessaria riabilitazione. Il figlio – Luciano Galeotti – ha presentato un esposto ai carabinieri di Senigallia per avere i necessari chiarimenti

SENIGALLIA – Qual è l’attenzione – vera – degli operatori sanitari nei confronti dei cittadini? Una domanda che siamo costretti, molto spesso, a porci, in considerazione dei casi che ci vengono continuamente sottoposti.
E proprio oggi, giustamente, su ciò che non va nella nostra sanità, le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che operano a Senigallia hanno chiesto un incontro ai sindaci del territorio. Sono troppi, infatti, i problemi da esaminare e, soprattutto, da risolvere.
E sempre oggi l’ex consigliere comunale di Corinaldo, Luciano Galeotti, ha presentato un dettagliato – ed argomentato – esposto ai Carabinieri di Senigallia per metterli a conoscenza di una incresciosa vicenda che sta interessando sua madre, Ida Maria Giacomini, una signora anziana (87 anni), che, anche per questo, meriterebbe una maggiore attenzione e considerazione. Esposto inoltrato, per conoscenza, alla direzione dell’Asur Area Vasta 2.
Parliamo sempre – tutti ed ovunque – degli anziani da valorizzare e da aiutare. Poi, invece, con i fatti, ci comportiamo spesso in maniera completamente diversa.
Nell’esposto presentato ai carabinieri, Luciano Galeotti, dopo aver ricordato che, il 20 ottobre, la mamma ha subito la rottura del femore sinistro, scrive che, dopo essere stata “soccorsa dal personale medico veniva condotta presso l’Ospedale di Senigallia”.
Nella stessa serata, aggiunge Galeotti “raggiungevo mia madre, presso il reparto di Ortopedia, per fornirle quanto necessario. Venivo, in un primo momento, allontanato dal reparto poiché sprovvisto di dispositivo anti-Covid e di tampone con esito negativo.
“Il fatto di non poter avvicinare mia madre mi lasciava alquanto perplesso ed ho insistito dicendo che avrei chiesto supporto ad un avvocato. A queste parole la dottoressa del reparto, mi veniva incontro e mi accompagnava nel suo ambulatorio, all’interno del reparto di Ortopedia. Dalle maniere brusche palesate al primo impatto si era passati ad un modus quasi cordiale.
“Mi effettuarono un tampone rapido Covid 19 e ad esito negativo mi diedero una mascherina del tipo Ffp2 dicendomi che così potevo accedere al reparto e parlare con mia madre”.
“Il sabato successivo – 22 ottobre -, mia madre veniva sottoposta ad intervento chirurgico e le veniva applicata una protesi (così mi è stato riferito) che le avrebbe permesso di camminare. Senza avere ulteriori informazioni mi veniva inoltre riferito che il reparto di Ortopedia aveva fatto richiesta, per il ricovero di mia madre, dopo la dimissione dall’ospedale, presso la Rsa di Corinaldo o di Ostra Vetere oppure di Arcevia dove avrebbe proseguito le terapie necessarie. Mi veniva inoltre richiesto il recapito telefonico, ove potevano contattarmi, del quale ho dato chiaramente disponibilità.
“Ho inteso sottolineare con il personale del reparto Ortopedia di Senigallia, che mia madre abitava da sola in una casa dove, sia l’accesso, sia al suo interno, sussistono diverse rampe di scale. Inoltre la camera da letto si trova al piano terzo, inaccessibile per una persona che ha subito la rottura del femore e, pertanto, ho invocato che venisse prima posta nella Rsa, al fine di recuperare una minima autonomia.
“La risposta è sempre stata che attendevano che si liberasse un posto in una delle Rsa menzionate (Corinaldo, Ostra Vetere e Arcevia). Pertanto la nostra attesa era indirizzata al fatto che si rendesse disponibile un posto in una delle Rsa indicate.
“Oggi alle 14,40 mia moglie (Valentina Balducci) viene raggiunta da una telefonata del reparto di Ortopedia di Senigallia. L’interlocutore doveva riferirle che la paziente sarebbe stata dimessa sabato prossimo (12 novembre) ed accompagnata presso la sua abitazione di residenza.
“L’impossibilità di ricoverarla presso una delle tre Rsa sopra menzionate era riconducibile al fatto che la paziente non aveva ricevuto le dosi di vaccino anti-Covid previste.
“Con il presente esposto – prosegue Luciano Galeotti – chiedo:
1) perché la comunicazione delle dimissioni di mia madre veniva data a mia moglie pur avendo, i responsabili del reparto di Ortopedia, annotato il mio recapito telefonico, nella cartella clinica di mia madre, rilasciato proprio per tali necessità;
2) perché, pur essendo trascorsi oltre venti giorni dal giorno del ricovero a seguito della rottura del femore, il reparto di Ortopedia solo due giorni prima mi comunica che dimetteranno mia madre accompagnandola nella sua abitazione di residenza, ove sono consapevoli – ed a conoscenza – che non potrà essere sottoposta alle cure necessarie;
3) perché, se è vero che occorre aver effettuato le vaccinazioni e, pur essendo trascorsi oltre venti giorni dal ricovero, non sono state effettuate le vaccinazioni a mia madre, necessarie per il prosieguo delle terapie presso le strutture idonee;
4) perché più volte mi è stato detto, che il reparto di Ortopedia attendeva che si rendesse disponibile un letto nelle Rsa ove era stata fatta richiesta (Corinaldo, Ostra Vetere, Arcevia), quando è presumibile pensare che il personale sanitario era a conoscenza che la paziente Ida Maria Giacomini non poteva venir ricoverata proprio per la mancanza delle vaccinazioni;
5) perché solo due giorni prima delle dimissioni, dopo oltre venti di degenza, mi viene palesato l’ostacolo della vaccinazione anti-Covid per il ricovero nelle Rsa.
“Per quanto sopra – continua Luciano Galeotti – pongo l’accento su trattamento sanitario e “abbandono” di una persona anziana, debole e non autosufficiente, con esplicito riferimento ad uno dei diritti fondamentali sancito dalla nostra Carta Costituzionale (“Art.32 – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”).
“Chiedo, alle autorità competenti, che venga posta chiarezza in un modus operandi a dir poco lacunoso e pieno di contraddizioni”, conclude Luciano Galeotti nell’esposto presentato ai Carabinieri di Senigallia.

 

 

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