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“Ecco come sono riuscito a fotografare Lucio Battisti”

“Ecco come sono riuscito a fotografare Lucio Battisti”

L’emozionante racconto del fotoreporter marchigiano Giuseppe Chiucchiù

Domani, domenica 5 marzo, Lucio Battisti avrebbe compiuto 80 anni. In tanti, in questi giorni lo hanno ricordato. Noi, oggi, lo facciamo con un interessantissimo intervento del fotoreporter marchigiano Giuseppe Chiucchiù – vive a Montecarotto -, che ricorda come è riuscito, primo in Italia, a fotografare il cantante.

“Un giorno – scrive Giuseppe Chiucchiù – decisi di provare a fotografare Lucio Battisti, il famoso cantante e compositore che viveva nel suo rifugio lontano da ogni sguardo a Molteno, blindato dalla curiosità dei fan e dei fotografi e giornalisti. Mi recai a Molteno e cominciai a fare le mie prime indagini per scoprire dove abitasse Lucio.

“Ma presto mi resi conto che non sarebbe stato facile, la gente non aveva voglia di parlare, né di dare informazioni precise. Tuttavia, non mi arresi e decisi di restare in città per alcuni giorni, continuando le mie indagini. Ma fu solo il secondo giorno che, mentre mi trovavo in un negozio di frutta, vidi arrivare una Mercedes di colore verde. Un uomo scese dalla macchina e si diresse verso il negozio. Notai subito che aveva cambiato atteggiamento, come se avesse fiutato la presenza di un fotografo o di un giornalista. In un attimo, uscì dal negozio e si allontanò velocemente.

“Capì subito che quell’uomo era Lucio Battisti e che dovevo adottare una strategia diversa per riuscire a fotografarlo. Tornai a Molteno dopo alcuni mesi, di notte, senza prenotare un hotel per non destare sospetti. Lasciai la macchina a qualche chilometro dal paese e mi incamminai.

“Arrivo sul posto – aggiunge il fotoreporter marchigiano – e inizio subito a costruirmi un rifugio nascosto con corde e attrezzi vari. Avevo con me anche un repellente contro gli odori, per non essere scoperto dal cane di Battisti, questo lo sapevo perché mi era stato riferito l’ultima volta. La notte passò lentamente, ma alla fine il giorno arrivò e potei vedere una casa in ristrutturazione. Non ero sicuro che fosse la casa di Battisti, ma decisi di restare lì, nel mio rifugio sull’albero. Poi vidi un cane nero: era il primo indizio che avevo, Battisti aveva un cane, e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. Il cane iniziò a girare intorno al mio rifugio che per fortuna era molto alto negli alberi, il repellente che avevo spruzzato intorno e su i mie abiti funzionò e non mi scopri. Poco dopo, sentii una voce chiamare Lucio era la moglie di Battisti e poi lo vidi sbucare da dietro un’impalcatura.

“Presi la mia macchina fotografica e iniziai a fare una serie di fotografie, quell’emozione era indescrivibile, sapevo di essere l’unico fotografo al mondo ad essere riuscito in questa impresa, che prima tanti colleghi come me avevano provato e fallito. Mi sentii fortunato e grato per aver avuto l’opportunità di fotografare una leggenda della musica italiana come Lucio Battisti. Alla fine della giornata con il buio, smontai il mio rifugio, presi tutte le mie cose ed andai via senza farmi scoprire. Avevo completato la mia impresa, dimostrando a me stesso che nulla è impossibile se si ha la determinazione”, afferma sempre Giuseppe Chiucchiù.

 

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