CRONACAIN PRIMO PIANOSENIGALLIA

“I ragazzi disabili meritano attenzione anche a scuola”

SENIGALLIA – Torna di attualità il problema dei ragazzini disabili che frequentano la scuola media Fagnani. L’argomento è stato nuovamente affrontato questa mattina nello studio dell’avvocato Corrado Canafoglia (nella foto).

“C’eravamo lasciati a marzo 2025 – è stato detto dalla signora Francesca De Angelis – quando come madri di 2 studenti disabili frequentanti la 2^ media della scuola “Fagnani” di Senigallia ci lamentavano delle difficoltà frapposte dalla dirigente scolastica rispetto alla loro partecipazione alla “settimana bianca” organizzata dalla scuola.

“Dopo l’intervento del nostro legale, l’avv. Corrado Canafoglia, ed il clamore mediatico suscitato  dalla vicenda che ha richiamato l’interesse anche del Ministro Valditara, i motivi addotti dalla direttrice scolastica venivano meno ed i nostri ragazzi riuscivano a partecipare alla gita.

“La normativa prevede che la scuola elimini ogni ostacolo consentendo ai ragazzi disabili di partecipare alle gite scolastiche per includerli con i loro compagni di classe ed i motivi addotti dalla dirigente scolastica, che richiedeva anche la partecipazione dei genitori alla settimana bianca, violavano la normativa vigente in materia di inclusione.

“I nostri 2 ragazzi partecipavano alla gita, ma successivamente abbiamo letto una nota stampa della dirigente scolastica che prospettava una diversa versione dei fatti, cui entrambe le famiglie non  replicare per non turbare il regolare svolgimento dell’andamento scolastico, ma oggi ho deciso di far emergere la verità.

“Innanzitutto l’altra famiglia che ha vissuto tale vicenda ha deciso oggi di trasferire il proprio figlio in altra scuola.

“La dirigente scolastica nella sua conferenza ha poi omesso di evidenziare che erano 3 i ragazzini disabili che dovevano partecipare a quella settimana bianca, ma la famiglia di uno di questi da subito decideva di non mandare il figlio in gita.

“Questa mia azione è diretta ad evitare che altre famiglie patiscano ciò che abbiamo subito noi ed in futuro altri ragazzi disabili come mio figlio non incontrino le stesse difficoltà a partecipare ad una gita scolastica, momento importante per la loro crescita ed inclusione sociale.

“La scuola deve mettere in condizione tutti gli studenti senza distinzioni di partecipare liberamente ad una gita, senza dimenticare che quella settimana bianca non prevedeva la partecipazione dell’intera comunità scolastica, ma solo di un gruppo ristretto probabilmente considerati anche i costi della  partecipazione.

“Le gite scolastiche non devono essere accessibili soltanto alle famiglie che hanno figli normodotati o economicamente in condizioni di sostenerne le spese, in quanto sono un momento importante cui debbono accedere tutti gli studenti di un istituto, a prescindere dal reddito  o se siano normodotati o disabili.

“Nella sua conferenza-stampa di allora la dirigente scolastica sosteneva che la scuola sarebbe arrivata comunque con noi ad un accordo anche senza il clamore mediatico perché lei stava lavorando ad una soluzione.

“Ciò non è vero, tanto che i genitori del terzo ragazzino hanno desistito e l’unico accordo che la dirigente scolastica accettava era quello dettato da lei, ovverossia che noi genitori a spese nostre lo accompagnassimo esonerando la scuola da responsabilità e da costi aggiuntivi.

“La verità di questa vicenda è che, purtroppo il nostro non sembra essere un caso isolato nella nostra comunità, perché non tutte le scuole sono disposte ad assumersi le proprie responsabilità ed a sostenere i relativi costi aggiuntivi per ragazzi più fragili.

“Voglio ricordare – ha proseguito Francesca De Angelis – che la settimana bianca nella scuola media Fagnani fu pensata e realizzata la prima volta da un grande preside, il prof. Giuseppe Quaresima, che non lasciava indietro nessuno e si prendeva tutte le responsabilità del caso!

“Non sto a raccontare il tono ed il comportamento non certo accomodante della dirigente scolastica successivo alla nostra uscita sui giornali che l’hanno costretta ad accettare nostro figlio in gita, comportamento che ci ha profondamente umiliato ma che abbiamo tollerato per consentire a nostro figlio di vivere quell’esperienza importante per la sua crescita.

“Non sto a raccontare le tensioni create dalla dirigente scolastica quando l’educatrice di nostro figlio durante la settimana bianca si è sentita male e nostro figlio è stato costretto a starle vicino, perché a suo dire non c’era alcun insegnante pronto a caricarsi il problema di gestirlo.

“Non sto a raccontare che mio figlio prima del clamore mediatico ha ricevuto due note sul registro elettronico alla stregua di un ragazzino normodotato ed ancora ne devo capire la finalità

“Ora non voglio più subire quelle umiliazioni, quel far sentire ulteriormente diverso mio figlio e tutta la nostra famiglia da un’Istituzione che lo dovrebbe proteggere nella sua fragilità.

“Quella scuola non è quell’ambiente idilliaco che la dirigente scolastica ha presentato nella sua conferenza-stampa, facendoci passare dalla parte del torto per aver chiamato i media, ma quello è stato l’unico modo per permetter a nostro figlio di parteciparvi.

“Dentro quella scuola vi sono genitori che protestano, insegnanti che se ne vanno o si lamentano del rapporto instaurato con la dirigente scolastica.

“Dopo aver letto sui giornali di recente che alcuni genitori hanno denunciano situazioni paradossali ed altri che affermano il contrario, ho preso il coraggio ed ho dato incarico al mio legale, l’avv. Corrado Canafoglia, di richiedere un’ispezione ministeriale per accertare se il diritto all’inclusione sia stato rispettato, se il clima tra genitori e dirigente scolastica e tra il corpo insegnante e quest’ultima sia realmente improntato all’ortodossia dei rapporti o invece esiste un malessere corredato da denunce ed esposti diretti anche alla dirigente regionale scolastica, dottoressa Donatella D’Amico, per lamentarsi della gestione dell’attuale dirigente scolastica.

“Io madre di un figlio più fragile ho il coraggio di metterci la faccia e non ho paura di procedere e resto in attesa che altri abbiano lo stesso coraggio e manifestino quello che pubblicamente oggi denuncio.

“La mia preoccupazione è che a mio figlio, anche dopo questa mia denuncia pubblica, venga assicurata la continuità  didattica che un ragazzino disabile merita, alla stregua di uno studente normodotato, e si torni a trattarlo come gli altri magari riprendendo a salutarlo quando lo si incontra nei corridoi della scuola.

“Potevo spostarlo in altra scuola e lasciar cader  tutto nel dimenticatoio, ma non sarebbe stato giusto per lui, ma soprattutto questa è la società che vogliamo per i nostri figli ?

“Ho dato priorità alla continuità delle relazioni instaurate negli anni con alcuni compagni, fattore importante per la crescita di un ragazzino disabile e quindi ho deciso dopo una profonda riflessione di non sradicarlo dalle sue certezze e di esercitare il diritto di mio figlio all’inclusione.

“Certo è che non tollererò alcuna ulteriore situazione di stress emotivo per mio figlio che possa ridurre il suo livello di tolleranza alla frustrazione generando crisi comportamentali, su cui stiamo lavorando da tre anni con uno psicologo privatamente e con eccellenti risultati.

“Non consideratemi una visionaria intransigente – ha poi concluso la signora Francesca De Angelis -, sono semplicemente la mamma forte di un figlio fragile che non vuole il pietismo ma il rispetto dei diritti”.

 

 

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