Anna Maria Bernardini: “Sono antifascista ma non ho bisogno di gridarlo a gran voce”
Anna Maria Bernardini: “Sono antifascista ma non ho bisogno di gridarlo a gran voce”
Non si placano, a Senigallia, le polemiche sulla manifestazione per il 25 Aprile e sulla mozione presentata in Consiglio comunale
SENIGALLIA – Non si placa, a Senigallia, la polemica sulla manifestazione organizzata per il 25 Aprile, Festa della Liberazione, in piazza Roma.
L’altro giorno, in Consiglio comunale, con i voti della maggioranza, è stata anche approvata, su quanto accaduto, un’articolata mozione, presentata da quattro consigliere comunali di maggioranza.
Sullo stesso argomento, alla vigilia del Consiglio comunale, l’Anpi di Senigallia aveva inviato al sindaco una lettera, firmata dal suo vice presidente Paolo Fuligni, per esprimere la sua posizione, proprio in considerazione della mozione che era stata presentata (e che poi è stata discussa ed approvata).
Questo il testo:
“Gentile sig. Sindaco,
avremmo voluto ricordare la commemorazione di questo 25 aprile 2021, svoltasi in Piazza Roma, come un momento di festa, di colore, di appartenenza a un unico sistema di valori sanciti dalla nostra Costituzione;
avremmo voluto continuare in silenzio a festeggiare il 25 aprile. Silenzio non dovuto a scarsa considerazione o a presunzione ma perché riteniamo che le seguenti considerazioni fossero naturalmente condivise da chiunque voglia far politica nel senso più alto.
Ma così pare non essere, visto che sembra si presenti una mozione su queste questioni e sullo svolgimento della festa e allora ci sembra giusto intervenire.
Riteniamo che
– la piazza è stata inventata perché le persone si potessero incontrare in uno spazio urbano aperto, che ha avuto nel tempo il ruolo di aggregazione, proponendosi come nucleo di sviluppo sociale, economico e culturale. La piazza è quindi di per sé inclusiva, dove fare “comunità”;
– all’interno di questo spazio c’è il massimo diritto di libertà di espressione, nel rispetto e nei limiti delle leggi che una comunità si è data, e ognuno la esprime come meglio ritiene di esplicitarla, anche contestando le stesse leggi;
– ognuno, persona o realtà associativa, si assume la responsabilità delle proprie azioni, delle proprie parole, dei propri scritti, senza obbligare le persone o realtà associative che insistono nello stesso spazio, a dissociarsi dalle altrui iniziative, sempre nel rispetto della Carta Costituzionale.
L’ANPI di Senigallia ritiene inoltre importante sottolineare che:
– la manifestazione del 25 aprile, che ci ha visto co-organizzatori, non è mai stata pensata CONTRO (questa definizione è stata data solo dalla stampa locale e da qualche politico non in buona fede);
– è stata pensata DIVERSA, questo sì, come sempre è stata anche negli anni passati. A dimostrazione il titolo stesso che si è dato alla festa “CHI NON FESTEGGIA HA PERSO”. L’ANPI manifesta CONTRO solo quando vengono lesi i diritti costituzionalmente garantiti e le libere manifestazioni delle persone, qualunque sia la parte offesa;
– la manifestazione è stata organizzata legittimamente nelle modalità e nei limiti concordati con le autorità preposte e ha occupato spazi e tempi che altrimenti sarebbero rimasti vuoti, visto che nessun altro ha pensato di occuparli;
– da ultimo, nella certezza che nell’anno 2022 l’incresciosa situazione pandemica sarà risolta o quanto meno attenuata, e che l’Amministrazione comunale organizzi, come dovuto, la “cerimonia istituzionale” utilizzando “tutti gli spazi necessari per la sua realizzazione”, verrà riproposta la richiesta di festeggiare il 25 aprile da parte di tutte le associazioni che si ritengono antifasciste, in luoghi che, se non hanno nulla di ufficiale, avranno comunque la presenza di persone che hanno voglia di incontrarsi in uno spazio aperto e democratico”.
Ed oggi la consigliera comunale Anna Maria Bernardini (Forza Italia), prima firmataria della mozione presentata – ed approvata – in Consiglio comunale, ha scritto una lettera aperta allo stesso vice presidente dell’Anpi di Senigallia, Paolo Fuligni, per delineare la sua posizione.
“Gentilissimo signor Paolo, io e lei – scrive Anna Maria Bernardini – non ci conosciamo per cui ho ritenuto opportuno rispondere alla sua lettera per chiarire alcuni punti.
“Ho sempre rispettato le persone, tutte, senza distinzione di razza, di colore politico o di ceto sociale. Ho sempre avuto un concetto ampio di libertà, la libertà di tutti non solo la mia. Ho sempre cercato il confronto e mai lo scontro. Ho cercato, facendo io il primo passo, il confronto e il dialogo con i rappresentanti in Consiglio che sono all’opposizione e questo potrà confermarlo anche Enrico Pergolesi, ma non accetto imposizioni da altri, non voglio, e questo sì lo pretendo, che altri possano stabilire al posto mio come festeggiare una data importante come il 25 aprile!
“Chi non festeggia ha perso” recitava uno striscione in piazza Roma, bene, le chiedo per quale motivo altri debbano scegliere per me come festeggiare? E ancora le chiedo, per una questione di onestà intellettuale, se lei avesse letto a parti invertite “….questo non inficerà la nostra manifestazione….” avrebbe partecipato? Si sarebbe sentito accolto dal gruppo degli organizzatori?
“Andiamo avanti, vede io rispetto tutte le posizioni, non le condivido a volte ma le rispetto. Nella mia vita ho sempre fatto scelte che hanno fatto discutere ma le ho fatte in nome di quella concretezza che mi distingue.
“Mi sono sposata che non avevo 22 anni ma già avevo le idee molto chiare, sa dove mi sono sposata? In un garage, sì un garage (unico matrimonio) perché quella era la mia parrocchia, sa quante foto ho del mio matrimonio? 29 perché non ho chiamato il fotografo, sa chi mi ha fatto l’addobbo in Chiesa? Un mio amico e sa che macchina mi ha portato al ristorante? Una vecchia e rotta Alfetta guidata dal mio più caro amico. Il mio abito lo avevano scelto le sarte e le scarpe me le aveva comperate mia madre… Perché le scrivo queste cose? Per farle capire che non sempre quello che fanno tutti va bene per tutti. Credevo nel sacramento del matrimonio, ho scelto le letture e i canti della Messa, il resto non mi interessava erano solo segni esteriori che a me non interessano.
“Enrico Pergolesi, nel suo intervento, ci ha accusati di non aver portato un fiore nei vari punti della città che ricordavano la resistenza. Lei pensa davvero che basti questo per stare bene con la propria coscienza? Sono una persona, forse, particolare ma non amo apparire, sorrido spesso anche quando dentro mi sento morire.
“Quando è morto mio marito nessuno mi ha vista piangere perché dovevo essere forte per i miei figli e per mia suocera, poi la sera quando andavo a letto da sola sfogavo il mio dolore. Pensa che solo perché tutti piangono davanti alla perdita di una persona cara ed io non l’ho fatto possa significare che non provassi dolore? No, significa solo che non siamo tutti uguali, che ognuno di noi davanti a certi eventi reagisce in maniera diversa!
“PERCHE’ LA MOZIONE? Perché sono antifascista! Non accetto dittature (di qualsiasi colore), non accetto il pensiero unico, non accetto che altri possano decidere per me e sono per la condanna di tutto ciò che provoca odio!
“Le scritte apparse sui muri e sullo striscione in piazza, hanno offeso non solo noi della maggioranza ma anche quelle 10.000 e più persone che ci hanno votato! Mi aspettavo una parola, da parte vostra, in nome di quella libertà che invocate.
“Sono nipote di un partigiano, sono davvero antifascista ma non ho bisogno di gridarlo a gran voce perché questo modo di agire non mi appartiene. E per questo devo essere condannata? In un passaggio dell’intervento di Pergolesi viene tirato in ballo il mio partito, Forza Italia, e vengo accusata di non aver fatto nessun gesto pubblico per ricordare la liberazione.
“Le forze politiche di maggioranza in quella piazza c’erano e prima di voi. C’era tutta la Giunta, c’era il presidente del Consiglio Massimo Bello, c’era Renato Rocchetti membro dello staff del sindaco e c’era, ovviamente, il sindaco Olivetti che, con una cerimonia discreta (ricordo che siamo in pandemia), hanno fatto sentire la loro presenza. Io non c’ero per scelta, ma davvero lei pensa che basti questo a permettere ad un altro di giudicarmi? No, mi dispiace, la libertà è altro caro signor Paolo, il rispetto è altro. Proprio in nome di quella libertà e di quel rispetto, le sto scrivendo questa lettera.
“Un’altra cosa vorrei sottolineare, la mozione che è diventata la mozione Bernardini era firmata da altre tre donne, donne che sono state ignorate, annullate… Chi sono davvero i misogini?
“Avrei tante altre cose da scrivere ma chiudo qui per non annoiarla, sono pronta, però, ad un confronto quando e se lo vorrà! La saluto cordialmente”.
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