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Paolo Formiconi: “Il ponte Garibaldi e il buon senso per ridare alla città il collegamento pensato dagli urbanisti”

Paolo Formiconi: “Il ponte Garibaldi e il buon senso per ridare alla città il collegamento pensato dagli urbanisti”

di PAOLO FORMICONI

SENIGALLIA – Si sono letti molti articoli relativi alla ricostruzione del ponte Garibaldi e si è sentito parlare di vari progetti, basterebbe però un po’ di buon senso per capire quello che serve realmente alla città e di conseguenza adottare le opportune soluzioni. Chi scrive si è interessato della storia dei ponti della città e ricostruendo le vicende, in particolare, dei sette ponti del Corso che si sono succeduti possiamo proprio dire che la storia si ripete.

La ricostruzione del ponte Garibaldi, serve là esattamente dov’era per ridare ai senigalliesi quel collegamento pensato dagli urbanisti della seconda ampliazione settecentesca indispensabile per poter oltrepassare il Misa tra le due sponde nello stesso punto dov’era prima e com’era prima.

Altrimenti è meglio non ricostruirlo!

L’intervento sul ponte Garibaldi non va però confuso con la messa in sicurezza della città dalle fiumane del Misa. Iniziando dal ponte la scelta di buon senso, che sarebbe sicuramente la più apprezzata dai senigalliesi, è quella di parlare di una ricostruzione del ponte scartando ogni ipotesi di una sua diversa collocazione. Tale soluzione, senza dubbio la migliore da un punto di vista urbanistico, da un punto di vista sociale e di fruibilità consentirebbe anche l’applicazione di quelle norme che disciplinano la ristrutturazione di un ponte previo abbattimento e sua ricostruzione fedele con migliorie e adeguamenti strutturali. Lo spostamento prevedrebbe invece l’applicazione della normativa sui nuovi ponti con franco idraulico e relativa necessità di innalzamento dell’impalcato. Come rendere allora compatibile un ponte fruibile alla cittadinanza, quale era il vecchio ponte Garibaldi e com’è oggi il ponte del Corso, con il rischio alluvioni?

Non potendo immaginare che alzando i ponti eliminiamo il rischio idraulico della città (ricordiamo che il tratto cittadino presenta già dei muri di contenimento non sufficienti a trattenere le acque in massima piena e la città, in alcuni punti, presenta un impianto fognario sotto il livello delle acque in piena con conseguenti rigurgiti e veri e propri fontanazzi) serve completare urgentemente da parte della Regione Marche l’attuazione dell’Assetto di Progetto della valle del fiume Misa che prevedeva di “ridurre il più possibile la portata di picco che attraversa il centro di Senigallia mediante la laminazione e aumentare il più possibile la capacità di deflusso nel tratto cittadino. Risulta di difficile attuazione intervenire sul Fiume Misa all’interno dell’abitato sia per ciò che concerne le sponde sia e soprattutto per ciò che concerne gli attraversamenti, pertanto le opere tendenti ad aumentare la capacità di deflusso consistono in prima battuta nella manutenzione ordinaria e straordinario dell’alveo e nel dragaggio della parte terminale ed hanno quindi effetto contenuto sulla capacità di portata.” A tali interventi il Consorzio di Bonifica aveva aggiunto anche lo sfioratore di superficie verso la Darsena portuale.

La strada quindi deve essere individuata nella riduzione della portata transitante in città in caso di piena e nel garantire il massimo deflusso della piena verso il mare (nei quali rientra anche il rifacimento dei ponti con miglioria idraulica, cosa quest’ultima già avvenuta con il nuovo ponte del Corso), interventi questi che garantirebbero la sicurezza del fiume nonché il rispetto dei franchi sotto i ponti attuali. Quindi, mentre la città attende la ricostruzione del Garibaldi, i due interventi da completare urgentemente sono quelli di laminare le acque in caso di piena a monte della città, lavori già in corso, e ripristinare l’officiosità idraulica con rimozione dei detriti presenti nell’alveo cittadino, anche questa con lavori già appaltati ma bloccati.

A proposito di quest’ultimo aspetto risulta evidente che la presenza della “lente” di ghiaia alla foce del Misa causata dai flutti del mare non fa altro che peggiorare, nel tratto finale del fiume, la capacità di un deflusso corrente delle acque fluviali in mare favorendo una stagnazione con sedimentazione in situ dei detriti fluviali che aggravano ulteriormente la situazione. Ricordiamo che quando il canale era un porto canale, accedevano imbarcazioni anche con un certo pescaggio (le vecchie immagini del porto canale dimostrano senza alcun dubbio tale affermazione).

A quando una presa di posizione di buon senso da parte dell’Amministrazione cittadina?

Nella foto (dell’autore): la prospettiva che non c’è più e che i senigalliesi rivogliono!

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