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Le proposte di Italia Nostra per una nuova Senigallia

Le proposte di Italia Nostra per una nuova Senigallia

La sezione cittadina ha presentato ai candidati alla carica di sindaco alcune indicazioni in tema di beni culturali e ambientali

SENIGALLIA – La sezione di Italia Nostra di Senigallia ha presentato ai candidati alla carica di sindaco della città le seguenti proposte in tema di beni culturali e ambientali.

La prima proposta riguarda Palazzo Gherardi, che dovrebbe avere una duplice destinazione museale, ospitando il Museo della città e il Museo della fotografia. Il Museo della città dovrebbe ruotare attorno la storia urbanistica, una storia così ricca di vicende da rappresentare una specie di filo rosso cui legare tutti gli eventi sociali, economici e culturali, che hanno caratterizzato l’evoluzione della comunità urbana dall’età romana al ‘900. Si tratterebbe di un museo, in cui gli oggetti materiali, gli spazi e gli eventi andrebbero rappresentati e raccontati mediante immagini digitali e installazioni visive interattive organizzate secondo un percorso cronologico. Il Museo della fotografia auspicato da tempo e da più parti sarebbe legato alla vicenda degli artisti senigalliesi del secondo ‘900 e soprattutto ovviamente a quella di Giacomelli.

La seconda proposta riguarda i beni monumentali, partendo dalla Cinta delle mura, un complesso monumentale che rappresenta l’immagine stessa della città storica, già studiato e illustrato magistralmente dal Piano delle mura, redatto qualche anno fa da tre architetti cittadini. Lo studio, propone una serie di interessanti e valide soluzioni per la valorizzazione del sistema delle mura, ma non ha avuto fin qui alcun riscontro significativo; in sostanza è stato dimenticato, lasciando le mura nello stato di sempre, non cogliendo al meglio le occasioni finora presentatesi e trascurando perfino la loro pulizia. La filosofia del Piano è quella di restituire al monumento innanzitutto la visibilità, prima condizione perché torni ad esistere e ad essere presente nella percezione dei cittadini, nonché presupposto per la sua fruibilità nelle forme possibili.

Alle mura è connessa la valorizzazione della Rocca Roveresca, che manca tuttora di una illuminazione adeguata, nonché di quei due gioielli che sono la Porta Lambertina e la Porta Maddalena. La prima, elevata maestosamente sulle due quinte di case che bordeggiano la breve strada fino al ponte, valorizza tutto lo spazio urbano circostante e gli attribuisce un’elevata qualità scenografica. E tuttavia, anch’essa non è valorizzata come dovrebbe, perché nascosta dalle file di alberi (potati orribilmente) che bordeggiano la strada e la coprono parzialmente, privandola di quell’effetto di fondale scenografico che potrebbe e dovrebbe avere la sua visuale da oltre il ponte.

La terza proposta riguarda il verde urbano, parte del quale, quello posto ai bordi delle strade dei quartieri residenziali, non è più compatibile con lo stato attuale delle strade e dei marciapiedi. Molte alberature sono state realizzate in passato con specie inadatte e con criteri sbagliati e molte di esse andrebbero sostituite progressivamente, specie laddove gli spazi delle strade e dei marciapiedi sono poco ampi e per questo motivo impercorribili. Particolarmente problematici per i residenti risultano i numerosi ligustri (alberi oltretutto di poco valore estetico e ambientale) e spesso (spiace dirlo) anche molti pini, collocati troppo a ridosso delle abitazioni, con le note conseguenze al manto stradale, ai marciapiedi e ai muri di recinzione, alla pulizia di cortili e grondaie

La soluzione però non può essere data dagli abbattimenti episodici e casuali; è necessaria una pianificazione delle sostituzioni impostata su progetti condivisi e con soluzioni nuove e più adeguate per la viabilità ciclo-pedonale. Tutto ciò senza comportare un impoverimento della copertura vegetale e quindi una diminuzione delle capacità di mitigazione dell’inquinamento e delle temperature estive e di altri effetti benefici sulla qualità della vita dei cittadini. Necessaria forse la diminuzione del numero degli esemplari, ma non condivisibile la sostituzione con essenze di minore grandezza.

La quarta proposta riguarda il potenziamento della la viabilità ciclo-pedonale nel centro città. Per rendere possibile alleggerire la morsa del traffico e sostenere l’obbiettivo della pedonalizzazione del centro storico sono necessari due interventi: aumentare le aree di sosta sul fronte sud del centro storico ed agevolare la mobilità ciclo-pedonale. I parcheggi e le are di sosta all’interno e all’esterno del perimetro delle mura sono diminuiti notevolmente nell’ultimo ventennio in seguito alla pedonalizzazione di piazze e strade. Il settore a risentire maggiormente di queste modifiche è quello che fa capo a via Leopardi, che rappresenta l’accesso alla città dai popolosi quartieri del Portone, delle Saline, di via Marche e limitrofe. Non è facile individuare qui nuove aree di sosta, dopo che molte di quelle disponibili sono state edificate o sono in corso di edificazione. Restano a portata di mano però due soluzioni molto funzionale: l’area dell’ex Politeama e quella a destra del ponte Zavatti uscendo dalla città.

Il tema delle piste ciclabili è stato fin qui più uno spot elettorale che un programma serio. Se si eccettuano i percorsi esterni, come quelli del Lungomare, delle Saline e della Cesanella, usare la bicicletta nella parte centrale della città è abbastanza difficoltoso, se non pericoloso, per l’intensità del traffico, per la ristrettezza delle sede stradale, i fondi sconnessi (vedi i selciati di via Pisacane e F.lli Bandiera), per gli ostacoli costituiti dai ponti, dai marciapedi e dalle rotatorie e soprattutto per i sensi unici a causa della mancanza di percorsi protetti. A questo punto più che di piste ciclabili, per le quali non c’è più spazio, proponiamo di individuare e attrezzare percorsi protetti misti ciclo/pedonali.

Esiste comunque ancora qualche margine di intervento. Ne proponiamo uno: la realizzazione di un percorso ciclabile ad anello attorno il centro storico, attraverso un intervento sullo Stradone Misa e sull’alveo del fiume. Attualmente la ristrettezza della sede stradale dello Stradone Misa, il traffico intenso e continuo, i marciapiedi sconnessi e angusti rendono estremamente difficile e pericoloso non solo l’uso della bicicletta, ma anche il transito dei pedoni. La soluzione per ovviare a questa situazione critica può essere solo l’ampliamento della sede stradale dal lato del fiume, sostituendo l’argine in terra battuta con un argine e parapetto in muratura simile a quello esistente fra il ponte Garibaldi e il molo; in questo modo è possibile ricavare lo spazio necessario per ampliare la sede stradale e realizzare marciapiedi e una pista ciclabile. Questa nuova pista verrebbe a costituire il tratto di congiunzione di un percorso ad anello attorno il centro storico partendo dalla rotatoria e dall’auspicato parcheggio della Penna, costeggiando le mura lungo via Leopardi, proseguendo lungo il fiume per lo Stradone Misa e via Rossini fino al sottopassaggio per il porto. Un progetto non avveniristico, ma coraggioso e realistico, anche se realizzabile solo nel lungo periodo con un progetto che sappia attingere a finanziamenti sovracomunali, soprattutto europei.

La quinta proposta riguarda infine un tema poco considerato: la tutela del paesaggio costiero. L’intervento più urgente è sicuramente quello della riqualificazione dei Lungomari, che attualmente, specie quello di Levante, non offrono un’immagine molto decorosa. Ma al di là dei marciapiedi, delle alberature, dell’arredo, dell’illuminazione e quanto altro, quello che ci interessa qui è evidenziare la scomparsa del paesaggio costiero. Un plauso va fatto sicuramente al progetto di tutela di quel che resta delle dune costiere, un progetto che va comunque sempre monitorato. Ma questo non basta a conservare qual poco di paesaggio costiero ancora esistente. Infatti nella parte più edificata e centrale della costa, sia a Levante che a Ponente, la veduta del mare è poco più che un miraggio: di fronte alle barriere costituite dalle edificazioni in continua espansione e dalle brutte e disordinate recinzioni dei campi per la pallavolo il mare si può solo immaginare.

Perciò è’ ora di dire basta! A Senigallia non esistono solo i bagnini e i ristoratori, che le cui richieste non sembrano avere un limite. Basta agli ampliamenti di bar, ristoranti e quanto altro sulla spiaggia. Basta a quelle recinzioni spesso malandate e sempre indecorose che fanno sembrare alcuni tratti del lungomare quasi degli allevamenti di animali domestici. Se proprio non se ne può fare a meno, vanno normate attraverso regolamenti che obblighino ad una progettazione decorosa e omogena e soprattutto vanno smantellati da ottobre a maggio per restituire al paesaggio costiero un minimo di naturalità e permettere ai cittadini di godere della vista del mare e tornare ad essere padroni di questo lembo di natura almeno durante le passeggiate dall’autunno alla primavera.

 

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