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“Chiedo di essere curata in ospedale in modo umano”

“Chiedo di essere curata in ospedale in modo umano”

La signora Valentina Ricciotti, paziente oncologica al 4° stadio, segnala la sua difficile situazione con una lettera inviata al primario del reparto di Medicina Interna dell’Ospedale di Senigallia, al direttore dell’Area Vasta Asur Marche e al sindaco. “Chiedo di non rinviare le terapie perché le mia salute è già compromessa e non posso aspettare ancora, non sapendo quale sia la mia aspettativa di vita”. “Non voglio suscitare pietismo, non voglio favoritismi, ma chiedo di esercitare il mio diritto alla salute costituzionalmente garantito, che una burocrazia folle mi impedisce”

SENIGALLIA – All’Ospedale di Senigallia, purtroppo, non sempre si opera – o si riesce ad operare – nel modo migliore. Una situazione che andrebbe adeguatamente affrontata al più presto, anche in considerazione che la struttura ospedaliera cittadina è punto di riferimento per un bacino di utenti importante. E questo, senza tener conto della stagione estiva quando la popolazione aumenta notevolmente.

Oggi pubblichiamo la lettera di una paziente, la signora Valentina Ricciotti, che si appella alla dottoressa Laura Morbidoni, primario del reparto di Medicina Interna dell’Ospedale di Senigallia. Lettera inviata, per conoscenza, anche al dottor Giovanni Guidi, direttore dell’Area Vasta Asur Marche e all’avvocato Massimo Olivetti, sindaco di Senigallia.

“Mi presento – scrive la signora Valentina Ricciotti -: sono una paziente oncologica al 4° stadio, ho sviluppato anche una malattia autoimmune progressiva, cammino con le stampelle perché ho metastasi ossee, porto la benda all’occhio perché soffro di diplopia.

“La malattia autoimmune mi sta bloccando i movimenti della parte destra del corpo per cui non riesco più a scrivere e a mangiare usando la mano destra.

“Sono una donna invalida di 43 anni, che non riesce più a vestirsi, a lavarsi e a vivere senza aiuto.

“Da 3 anni sono in carico all’Oncologia di Senigallia e da giugno 2021 ho iniziato a curare la sclerodermia presso il reparto di medicina di Senigallia, anche se avrei dovuto iniziare le cure mesi prima, cosa che non è stata fattibile a causa covid.

“Sono quella paziente – aggiunge la signora Valentina Ricciotti – che sta attaccata per 6 ore, 3 giorni al mese, tutti i mesi, alla pompa delle infusioni, quasi sempre su un lettino/barella di fortuna, piazzato per me nella stanza/ufficio/day hospital, dove contemporaneamente spesso altri pazienti fanno flebo, trasfusioni e visite varie.

“Sono quella paziente che chiama in reparto per sapere quando potrà venire, senza capire per quale motivo non sia possibile calendarizzare in anticipo, senza capire perché non c’è mai un letto per me.

“Sono quella paziente che un mese fa ha dovuto insistere per poter fare la terapia, perché le veniva detto che non c’erano letti disponibili e che la dottoressa Morbidoni non dava il permesso di usare ancora il lettino /barella di fortuna.

“Sono quella paziente che sul lettino/barella di fortuna è riuscita a fare la sua infusione mentre la dottoressa Morbidoni, in mia presenza, se l’è presa con l’infermiera dicendo: “allora a QUESTA l’avete fatta venire lo stesso!” e se n’è uscita senza degnarmi di uno sguardo, indifferente al fatto che io avessi ascoltato.

“Perché scrivo qui? Per denunciare quanto è accaduto dopo questo episodio.

“Consapevole che trovare un letto in medicina sembra essere impossibile e restando sempre disponibile a ricevere le cure nelle forme di fortuna occasionali, ho chiesto che venisse calendarizzata con anticipo la futura infusione o eventualmente anche di essere ricoverata per i 3 giorni se non fosse stato possibile usare il lettino/barella di fortuna…

“Mi è stato risposto che mi avrebbero chiamato ma per essere sicura che non si fossero scordati di me, il giorno della mia chemio ho fatto chiamare dal reparto Oncologia al reparto Medicina, per avere certezza che la settimana successiva mi lasciassero un letto o che comunque non mi rimandassero ancora la terapia.

“Mi è stato risposto che, non essendoci la dottoressa Morbidoni, non potevano confermare le date e la terapia; ma sarei stata chiamata il lunedì.

“Il lunedì chiamo io, non avendo ricevuto notizie, speranzosa di fare la terapia il martedì seguente. Mi viene detto che la dottoressa Morbidoni non c’è e che devo ancora aspettare notizie.

“Mi richiamano, dopo averla contattata telefonicamente, e la risposta è No!

“No, non posso fare la terapia l’indomani… perché? Perché non c’è il letto e non posso più fare la terapia sul lettino in day hospital per garantire la privacy…

“E perché non è stato previsto prima, visto che è un mese che sollecito?

“Ma poi mi viene riferito che in realtà il letto ci sarebbe… ma la dottoressa Morbidoni ha dato disposizioni di non renderlo disponibile perché va tenuto per le emergenze! Sono scioccata, amareggiata !

“Quindi quando posso venire? Quando avete un letto libero tre giorni? In realtà mai!

“Quindi io non mi posso curare…

“Perché scrivo a Lei dottoressa Morbidoni?

“Perché tutti gli infermieri e gli altri medici dell’ospedale di Senigallia, compresi quelli del suo reparto, che ho avuto la fortuna di incontrare sono sempre stati disponibili, professionali e si sono sempre fatti in quattro per risolvere il mio problema, hanno compreso la gravità della mia situazione ed evitano di creare ulteriore disagio.

“Io non sono qui a chiederLe trattamenti di favore, io sto chiedendo di essere curata in modo umano. Le sto chiedendo di non rinviare le terapie perché le mia salute è già compromessa e non posso aspettare ancora, non sapendo quale sia la mia aspettativa di vita.

“Le chiedo di trovare questo benedetto letto, superando la burocrazia folle.

“Le chiedo di calendarizzare le terapie con un minimo di anticipo.

“Le chiedo di permettermi di continuare a curarmi a Senigallia, senza dovermi trasferire a Torrette.

“Non voglio suscitare pietismo, perché nonostante i miei acciacchi sono forte ed ho voglia di vivere, non voglio favoritismi, ma chiedo di esercitare il mio diritto alla salute costituzionalmente garantito, che una burocrazia folle mi impedisce !

“In ogni caso – conclude la signora Valentina Ricciotti -, ho già incaricato il mio legale, l’avvocato Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori, di studiare se è stato leso il mio diritto alla salute anche per evitare che altri patiscano ciò che sto subendo io e non parlo della malattia. Distinti saluti”

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

10 pensieri riguardo ““Chiedo di essere curata in ospedale in modo umano”

  • Maurizio Marinelli

    Le parole di questa straordinaria signora mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi..Ma è possibile tutto questo? Che sanità abbiamo a Senigallia?

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    • Sei davvero una ragazza speciale e determinata. Leggere queste parole mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Ti auguro che questo terribile male ti dia tregua e che qualcuno ti dia ascolto leggendo qst tue parole

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  • Nessuno dovrebbe essere trattato in questo modo tanto più una ragazza che ha bisogno di essere curata VERGOGNA!

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  • La vera vergogna di certi dottori (non si possono chiamare medici) è quella di trattare le persone oncologiche come fantasmi che camminano….si percepisce in questi atteggiamenti il “tanto a che serve”…chi non ha visto quei reparti non può capire…per fortuna non tutti sono cinici ma qualcuno mostra umanità ….basterebbe guardare il malato negli occhi, ascoltarlo ed aiutarlo con scienza e coscienza. Perché poi il mondo…. è rotondo… Valentina ti abbraccio.

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    • AlbertoCarnevali

      Da paziente oncologico da due anni circa in carico a Senigallia la capisco perfettamente e non mi sorprende. Va fatta luce, su questa direzione .Al piu’ presto per il diritto sacrosanto alle cure e al rispetto delle persone che e’ancora piu’importante per un malato.Invece spesso ci si sente veramente non considerati come se il covid o altro siano più inportanti del cancro.Come se si pensasse “prima curiamo chi si puo’salvare questi col cancro sono spacciati comunque.Questo e’indegno di una civiltà civile.I medici devono lottare per i malati altrimenti facciano i politici o altro nella vita.

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  • Mirko Lantermo

    è VERGOGNOSO che una servitrice dello Stato ( la Poliziotta con la Gonna) come è stata Valentina sia trattata in questo modo, ci nascondiamo dietro questo virus per coprire decenni di scelte sbagliate; abbiamo chiuso ospedali, ridotto i medici e gli infermieri, abbiamo risparmiato sulla sanità a favore di banche e poteri forti. Abbiamo messo manager al posto dei medici e ora non abbiamo letti per curare i nostri malati…. c’è un letto per le emergenze.. ma ad un paziente oncologico al quarto stadio non viene dato….. ma quali sono le emergenze? ci sono state? o quel letto è rimasto vuoto?… altro schiaffo alla costituzione che garantisce il diritto alla salute… Resisti Vale!! un abbraccio..

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  • Visto il reparto di oncologia visto come trattano i pazienti ho scelto torrette dove ho trovato professionalità da parte dei medici e umanità e gentilezza da parte del personale infermieristico. Per una paziente sentirsi nel luogo giusto è fondamentale, ma tutto è programmato per il buon esito delle cure e questo è essenziale. La mia è stata la giusta scelta da prendere .tanti auguri alla signora.

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  • Giuseppina

    Mi sembra di aver visto il manifesto funebre R.I.p

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  • Questa signora è una malata oncologica, ma quanti altri malati anziani o con altre patologie sono stati trattati così. La sanità pecca con tagli e quant’altro, bisogna affidarsi alla bontà del personale sanitario, che se è sensibile ed attento ci va bene, altrimenti ci si ritrova come questa signora che deve fare una doppia battaglia, quella per la salute della sua vita e per il rispetto della propria persona. Le auguro il meglio di cuore e che si risolvano certe situazioni.

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