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E Pizzi stabilì: “Si diffonda il tennistavolo nella comunità”

E Pizzi stabilì: “Si diffonda il tennistavolo nella comunità”

Nuovo affondo di Roberto Paradisi che sul diritto allo sport, oggi messo in discussione a Senigallia dall’assessorato, vuole arrivare fino in fondo. Le precisazioni sulla gestione degli impianti e i costi reali

di ELPIDIO STORTINI

SENIGALLIA – “A Senigallia l’assessore Pizzi ha dichiarato di voler diffondere solo la pratica del tennistavolo nella comunità locale. Per le altre realtà sportive solo oneri e vessazioni. Da qui i privilegi concessi alla società sportiva di cui il consigliere Campanile è stato presidente”.

Nella quinta puntata del report sullo sport, Roberto Paradisi (portavoce di “Unione Civici Marche” ed esponente del centro-destra) ha letto le finalità che si è data l’Amministrazione comunale contenute nel capitolato d’appalto per la gestione del centro olimpico tennistavolo. Un’espressione davvero infelice: viene infatti da chiedersi per quale motivo il tennistavolo sarebbe (giustamente) degno di essere diffuso mentre gli altri sport no.

Ed è la domanda che si è fatto Roberto Paradisi il quale si è ricollegato alla Commissione sport del 19 gennaio scorso rispondendo punto per punto alle imprecisioni del consigliere Campanile e dell’assessore Pizzi. “Innanzitutto – ha affermato Paradisi – i due non possono dire che per la gestione del centro olimpico tutti avrebbero potuto partecipare. E ciò perché la destinazione della struttura è vincolata alla pratica del tennistavolo stesso. Inoltre, per gli operatori economici, si richiedevano nel capitolato almeno tre anni di gestioni simili. La rosa di chi poteva partecipare era evidentemente ristrettissima. E poi come può affermare Campanile di fronte all’associazionismo senigalliese che il tennistavolo “fa attività sociale riconosciuta e gli altri no”? Ma si rende conto della gravità di simili esternazioni? Non solo. Come può un consigliere comunale – si è chiesto Paradisi – affermare seriamente che la gara per il centro olimpico era pubblica e gli altri affidamenti no? La legge regionale n. 5 del 2012, all’art. 19, prevede l’obbligo per le amministrazioni di affidare gli impianti sportivi con procedure di evidenza pubblica. Occorre studiare prima di parlare. Tutte le società sportive hanno affrontato procedure pubbliche per ottenere un impianto. Con la differenza che chi non ha santi in Paradiso paga cifre proibitive. I figli prediletti invece ricevono soldi pubblici”.

E sui costi delle palestre Paradisi ha spiegato: “L’assessore Pizzi ha calcolato il costo orario di una palestra dando ad intendere che una società sportiva la utilizzi tra le 5 e 6 ore al giorno, sette giorni su sette per 365 giorni all’anno. Da qui ha dichiarato che il costo sarebbe di circa 80 centesimi all’ora. Una furbata. In realtà una società sportiva utilizza la palestra per almeno 470 ore in meno rispetto a quanto dichiarato da Pizzi (che ha considerato luglio, agosto, Natale, Capodanno …). Il costo orario è lievitato a quasi 4 euro. Alla fine dell’anno, per una società che utilizza più palestre, l’aumento varia tra i 7 e gli 8 mila euro. Costi che dovranno essere supportati dalle famiglie”. Eh si… Perché a questo punto pare che solo la diffusione del tennistavolo al centro olimpico, effettivamente, rientri tra le priorità di questa Amministrazione.

 

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