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Una settimana prima dell’alluvione l’allarme di Landi: “I 20 milioni di euro per il Misa utilizzati male”

Una settimana prima dell’alluvione l’allarme di Landi: “I 20 milioni di euro per il Misa utilizzati male”

SENIGALLIA – Il 9 settembre, quindi una settimana prima della devastante alluvione che ha seriamente danneggiato Senigallia ed i centri dell’hinterland – oltre a causare, almeno per ora, undici vittime -, quisenigallia.it aveva pubblicato questo interessante ed argomentato intervento dell’ingegner Paolo Landi. Oggi lo riproponiamo. Questo era il titolo: Paolo Landi: “Il Misa è una minaccia costante per Senigallia ma nessuno interviene”

E questo, il testo:

di PAOLO LANDI

SENIGALLIA – Nessuno sembra più preoccuparsi della pericolosità del Misa e c’è da aspettarsi da un momento all’altro qualche sgradita sorpresa che aprirà una nuova caccia alle responsabilità.

Una scarsa attenzione al problema è la principale causa di questo immobilismo, eppure per Senigallia è possibile raggiungere un elevato grado di sicurezza agendo con un progetto strategico di bacino senza sperperi ingenti di risorse al di là di quanto avvenuto fino ad oggi.

Al Misa si sono destinati oltre 20 milioni di euro, una cifra esorbitante che nessun altro bacino si è mai sognato di ottenere, svaniti però in interventi particolarmente onerosi e il più delle volte inutili e sbagliati.

Le tanto decantate vasche di espansione osannate come panacea risolutiva di messa in sicurezza, tanto per fare un esempio, si rileveranno totalmente inutili e non è difficile capirlo visto che entreranno in funzione solo con una portata di 306 mc./sec quando quella massima del tratto urbano del fiume (dati ufficiali) non arriva nemmeno a 200 mc./sec, in pratica quando Senigallia sarà già allagata.

In teoria è attivo da oltre 7 anni un contratto di fiume con una platea rappresentata da autorevoli e competenti portatori d’interessi, ma con una conduzione che ha lasciato molto a desiderare troppo concentrata su una inutile fase conoscitiva del bacino, meno sugli obiettivi strategici generali e totalmente mancante di una sintesi conclusiva. Interrotto per 2 anni per covid  di fatto si è chiuso senza alcuna comunicazione e trasformato nell’ultimo anno in una cosa totalmente diversa, con una nuova segreteria prestigiosa di professori universitari, ma che sembra servire più che altro a un programma internazionale, finanziato dall’Europa, nell’ambito della regione Adriatico Ionica, probabilmente più coinvolto su tematiche generali che su quelle più specifiche del bacino Misa – Nevola da riportare invece alla ribalta con un proprio percorso autonomo, magari in coabitazione e con possibilità di interfacciarsi, nella stessa casa comune del contratto di fiume.

Per questo è necessario ripristinarlo con un cambio di passo deciso per assicurarsi l’obiettivo di messa in sicurezza in quanto il contratto di fiume è lo strumento più adatto per raggiungere tale scopo, pur non decretato a produrre progetti esecutivi, ha il compito di sviluppare suggerimenti, indicazioni e proposte sostanziali diventando organo formidabile di controllo e incubatore di nuove sinergie pianificatorie  idonee a coniugare in un’unica strategia non solo il rischio idraulico ma anche prevenzione della siccità, sviluppo agrario, tematiche ambientali e del turismo finalizzate insieme a  trasformare il fiume da minaccia a grande opportunità di sviluppo per l’intero territorio del bacino ipotizzando anche la creazione di un grande parco  agrario fluviale e naturalistico.

QUI SOTTO l’articolo così come pubblicato il 9 settembre da quisenigallia.it:

Paolo Landi: “Il Misa è una minaccia costante per Senigallia ma nessuno interviene”

 

 

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA - www.quisenigallia.it

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