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A sei mesi dall’alluvione si è fatto troppo poco per ridare certezze ai senigalliesi

A sei mesi dall’alluvione si è fatto troppo poco per ridare certezze ai senigalliesi

SENIGALLIA – Mentre l’assessore regionale Stefano Aguzzi continua a promettere interventi – i cui tempi sono sempre più lunghi – a Senigallia e nella valle del Misa la situazione, a sei mesi dalla tragica alluvione del 16 settembre, continua ad essere sempre più preoccupante. Tanto che oggi è stata sufficiente una pioggerellina per spingere molte persone a spostare perfino le auto.

Ormai, diciamolo chiaramente, in questo nostro bistrattato territorio, siamo passati dalle somme urgenze (si potrebbe benissimo fare un tragico elenco di tutti gli interventi eseguiti dopo le innumerevoli rotture, specie dell’argine del fosso Sambuco) alle urgenze croniche, quelle cioè che tendono a diventare la nuova normalità, compromettendo, purtroppo, la vita sociale e la salute dei cittadini che, loro malgrado, sono costretti a subire inermi tutti gli eventi.

Per cui è tempo di incominciare a pensare anche alla delocalizzazione, un termine troppe volte usato a sproposito e senza senso. Ma, alla fine, potrebbe essere proprio quella della delocalizzazione l’unica soluzione per ridare serenità e speranza a tutti coloro ai quali il fiume, ancora una volta, ha tolto tutto. E, purtroppo, non sarà l’ultima.

Dopo sei mesi il tempo si è fermato ed il territorio continua ad essere invaso da rifiuti che, a breve, saranno inghiottiti dalla vegetazione che coprirà tutto. Almeno fino alla prossima piena, nel disinteresse generale.

Nelle foto: rifiuti trasportati dall’ultima piena del fiume Misa e mai recuperati

 

 

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