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La Scuola di calcio “Mauro Filipponi” è pronta a ripartire

La Scuola di calcio “Mauro Filipponi” è pronta a ripartire

SASSOFERRATO – Il calcio giovanile pronto a ripartire. Prenderà il via alla fine di agosto, con rinnovate ambizioni e forti motivazioni, l’attività della Scuola calcio “Mauro Filipponi”, che si conferma ogni anno di più quale valore aggiunto della comunità locale, soprattutto sotto il profilo sociale per il ruolo formativo, sportivo ed educativo esercitato a favore delle giovani e giovanissime generazioni.

Una struttura a cui aderiscono oltre cento aspiranti calciatori, di età compresa tra i cinque e i diciotto anni, che opera all’interno dell’Associazione sportiva dilettantistica Sassoferrato-Genga, ma con una ben definita identità e un’autonomia gestionale propria. A partire dalla prossima stagione l’organico del settore giovanile sarà completato con l’introduzione della categoria Juniores, che andrà ad integrare quelle già esistenti, ovvero Primi calci, Piccoli amici, Pulcini, Giovanissimi, Esordienti ed Allievi, coprendo così tutte le fasce d’età. Un obiettivo che i dirigenti si erano prefissi dalla scorsa stagione e che è stato raggiunto. E’ la conferma di un lavoro che parte da lontano, frutto della competenza, serietà, passione e comunione d’intenti che animano il gruppo dirigente e lo staff tecnico. Non è frequente riscontrare in realtà territoriali di piccole dimensioni, qual è Sassoferrato, un livello organizzativo tanto qualificato e di ampio respiro, capace di coinvolgere un numero così elevato di ragazzi in una disciplina sportiva che richiede impegno, sacrificio e abnegazione.

Tra le novità di questa nuova stagione l’avvicendamento nel ruolo di dirigente responsabile del settore giovanile: ad Alessandro De Cagna – a cui la società esprime un “In bocca al lupo!” – subentrerà la giovane Marianna Rizzo. Dunque, una rappresentante del gentil sesso a conferma di come le donne stiano entrando sempre più frequentemente, a pieno titolo, negli staff dirigenziali e tecnici del mondo sportivo.

Quando parliamo di attività di ampio respiro ci riferiamo alla serie di iniziative promosse dalla Scuola calcio negli ultimi tempi, quali l’imminente perfezionamento di affiliazione con il Sassuolo, società professionistica militante in Serie A, e la prosecuzione della collaborazione instaurata con l’Ambito sociale territoriale n.10, per sensibilizzare i giovani su temi di natura sociale, come, ad esempio, la pericolosità delle dipendenze dai social, alcool, droghe ed altro ancora. E poi ancora il rinnovo della convenzione con l’istituzione scolastica per la frequentazione degli stage formativi e degli “open day”.

Per avere un quadro maggiormente definito dell’attività del calcio giovanile, abbiamo incontrato Alfio Rizzi che, insieme ad Angelo Ruggeri, ricopre la carica di presidente dell’ASD Sassoferrato Genga, la cui squadra maggiore milita nel campionato di 1^ categoria.

«Il compito svolto dalla scuola calcio – esordisce Rizzi – è in primo luogo quello di avvicinare i bambini a questo sport per farli divertire e poi, per i più motivati e tecnicamente più dotati, di farli aggregare via via all’organico della prima squadra. Nella prossima stagione avremo diversi juniores provenienti dal settore giovanile che faranno parte della rosa della formazione maggiore. Il ruolo svolto dalla scuola calcio è importante anche sotto il profilo economico in quanto ci consente di impiegare ragazzi del vivaio senza dover ricorrere a giocatori provenienti da altre realtà. Come altrettanto importante è l’insegnamento dei valori etici e morali dello sport nei confronti dei giovani, spesso distratti o attratti da attività futili, effimere e spesso pericolose per la loro salute, sia fisica che mentale».

Il rapporto con i genitori dei ragazzi costituisce un problema o è costruttivo?

«E’ certamente costruttivo – spiega il presidente – infatti non sono pochi i genitori che supportano il nostro lavoro offrendoci la loro disponibilità. Questo ci conforta anche perché, dovendo seguire un gruppo numeroso di ragazzi, sorgono tante problematiche, sfaccettature e dettagli che, se non affrontati nella maniera più idonea e tempestiva, potrebbero generare equivoci o incomprensioni».

Quali, i problemi più difficili da risolvere?

«In primis il lungo periodo della pandemia che ci ha creato tante difficoltà, avendo allontanato diversi ragazzi dall’attività sportiva. Poi, la cronica carenza delle nascite che ci penalizza ai fini del ricambio generazionale nelle varie categorie che, come si sa, sono allestite per fasce d’età. Ma a noi le difficoltà non spaventano e cerchiamo di guardare avanti con ottimismo perché il nostro impegno è rivolto essenzialmente al bene dei ragazzi». (t.l.)

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