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Carlo Massacci: “Liste d’attesa in sanità pubblica, è necessaria una rivoluzione”

Carlo Massacci: “Liste d’attesa in sanità pubblica, è necessaria una rivoluzione”

di CARLO MASSACCI*

SENIGALLIA – Per risolvere il problema è necessaria una rivoluzione culturale ed organizzativa. Quella culturale dovrebbe consistere nello spiegare in parole semplici all’utenza che a volte un eccesso di offerta sanitaria, tipo esami, medicine ed anche interventi, non migliora la situazione clinica, ma addirittura la complica.

Esiste una scienza “La medicina delle evidenze”, in Italia ancora poco attuata, che ci aiuta a discernere se una azione o un farmaco o un esame risolvono un problema e migliorano la durata e la qualità della vita. Tutto quello che non è essenziale in sanità pubblica spreca risorse economiche e toglie l’indispensabile a chi è veramente in stato di necessità. Ha preso il sopravvento il consumismo sanitario, quella condizione per cui gli interessi delle case farmaceutiche e di produzione di tecnologia, di parte della classe medica, e di alcuni politici, creano necessità, aspettative, timori e speranze non confermate dai dati reali.

Il consumismo, per attività non proprio utili, in sanità pubblica viene così alimentato, sottraendo risorse per progetti indispensabili.

Il problema delle liste d’attesa in sanità si inquadra in questo contesto culturale: con il consumismo che cresce in maniera esponenziale, anche perché alimentato da fattori esterni, sarà impossibile per la sanità pubblica dare una risposta in tempi adeguati a tutte le richieste che pervengono, per cui è necessaria una rivoluzione organizzativa che può essere così sintetizzata:

  1. Ristabilire un contatto diretto tra medico di famiglia e specialista di riferimento ospedaliero attraverso il quale una richiesta è accompagnata da una relazione dettagliata della problematica. Lo specialista che riceve la richiesta fissa la tempistica e conferma la data al medico di famiglia. Questa era la situazione prima del CUP e che è contemplata anche dal Piano Nazionale per le liste d’attesa.
  2. Lavoro serrato da parte dei professionisti coinvolti per aumentare l’appropriatezza prescrittiva, tagliando quello che non serve, in modo da ridurre l’attesa per le richieste indispensabili. Anche questo percorso è andato perso nel tempo, quando si è allentato il contatto diretto tra medico di famiglia e specialista ospedaliero di riferimento
  3. Azione politica e sindacale volta a ridurre, fino alla scomparsa, l’entità dell’attività “intramoenia” (attività a pagamento intraospedaliera) e della convenzionata esterna (il Sistema sanitario pubblico che acquista dal privato). L’attività in proprio del Sistema sanitario pubblico, di conseguenza, dovrebbe essere incrementata attraverso un sistema premiante per gli operatori coinvolti che tenga in considerazione anche la lunghezza delle liste d’attesa.
  4. Il percorso non può essere cambiato dall’oggi al domani; una sperimentazione su scala ridotta dovrebbe servire da apripista, se c’è la volontà politica di ridare ossigeno e credibilità al Sistema Sanitario pubblico.

Non bisogna dare per scontato che la situazione sia irrisolvibile: è sufficiente che la voglia di cambiamento del cittadino comune si organizzi in proposte che riescano ad invertire la tendenza negativa in atto. La politica, tutta, è bene che ascolti.

*Primario Cardiologo in pensione – Senigallia

 

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