Campanile al Pd: “Cinque anni all’opposizione sono sufficienti per ritrovare il contatto con la gente”
Campanile al Pd: “Cinque anni all’opposizione sono sufficienti per ritrovare il contatto con la gente”
Per il consigliere comunale di Amo Senigallia “i senigalliesi non hanno gradito lo scambio di figurine”
di GENNARO CAMPANILE*
SENIGALLIA – Dopo 30 anni di sindaci di provenienza Pci (tranne la breve parentesi di Marcantoni e del Commissario Rotondi) Senigallia cambia colore politico passando al centrodestra pur essendo un territorio profondamente e numericamente di centrosinistra. Perché?
Quella che vi propone “Amo Senigallia” è una lettura “vista da vicino” che parte da un dato inconfutabile e fondamentale: il candidato sindaco di una parte del centrosinistra ha diminuito di parecchie centinaia di voti i consensi ottenuti tra il primo e secondo turno. Se li avesse mantenuti avrebbe vinto nonostante la rimonta del suo competitor e senza doversi apparentare.
I richiami all’antifascismo, il collegio dei super consulenti, lo scontro evocato con la destra, l’indicazione degli assessori, la continuità con la gestione Mangialardi non sono bastati neanche a mantenere i voti, figuriamoci ad aumentarli. L’unica spiegazione possibile, ahimè, è umana: il candidato non è piaciuto ad una parte consistente dei suoi elettori che, messi difronte ad una scelta secca, hanno preferito non votarlo.
Si sapeva che al ballottaggio Volpini avrebbe perso, così si dice oggi, pensando probabilmente alla convergenza sull’alternativa. Chi ha avuto l’ardire di pensare che avrebbe perso i “suoi” voti?
Quello che è successo però è la conclusione di un percorso politico che al termine degli ultimi cinque anni ha manifestato tutta la sua inadeguatezza. Spocchia, autoreferenzialità, distaccamento sociale hanno portato a concepire uno scambio (compensatorio) di ruoli tra Regione e Comune che ha cozzato con le primarie, richieste a gran voce da numerose componenti all’interno del centrosinistra e che sarebbe stato un momento di confronto vero, prima di venire svuotato del suo significato profondo ma anche di potente legittimazione che avrebbe tenuto unito tutte le componenti del centrosinistra.
I dirigenti più autorevoli del centrosinistra hanno preferito invece una politica escludente, individualista, con gli occhi più sulla macchina del potere individuale anziché sulla condivisione sociale nonostante il campanello d’allarme delle politiche del 2018 e delle regionali del 2019.
Hanno pensato forse che il proprio elettorato di riferimento li avrebbe seguiti sempre e comunque e avrebbe messo la crocetta senza guardare i nomi scelti in qualche stanza. Una figurina vale l’altra ma si sono sbagliati e di grosso, chiudendo un’esperienza trentennale che ci ha portato alla Senigallia d’oggi.
Domani il centrosinistra dovrà decidere se spostarsi più a sinistra oppure amalgamarsi più con il centro progressista. Ma le idee corrono sulle gambe degli uomini e senza un vero, profondo e vasto ricambio politico, fondativo direi, sarà difficile realizzarlo. Cinque anni sono lunghi, molto lunghi stando all’opposizione soprattutto quando non ci si è abituati, ma sono sufficienti per cambiare, rinnovarsi, ritrovare il contatto con quel popolo che è sempre stato la vera forza di chi guarda in una certa direzione.
*Consigliere comunale Amo Senigallia
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