CENTROCULTURA

“L’ultima canzone del Naviglio” di Luca Crovi sarà presentato a Senigallia

“L’ultima canzone del Naviglio” di Luca Crovi sarà presentato a Senigallia

Il commissario Carlo De Vincenzi indaga nella Milano in camicia nera degli anni Venti

di LUCA RACHETTA

SENIGALLIA – Il commissario De Vincenzi, creazione letteraria del grande giallista Augusto de Angelis, torna nelle pagine di Luca Crovi, che, dopo L’ombra del campione, edito nel 2018, ha dato alle stampe a inizio 2020 L’ultima canzone del Naviglio.

Se le schiere di epigoni che hanno ripreso il personaggio di Sherlock Holmes hanno fatto coniare alla critica il termine “canone” per indicare il corpus della produzione originale di Arthur Conan Doyle dedicata al celeberrimo investigatore residente al 221B Baker Street e se in buon numero sono le opere apocrife incentrate sul ladro gentiluomo Arseno Lupin, generato e cresciuto nelle opere di Maurice Leblanc, l’adozione del personaggio di De Vincenzi da parte di Luca Crovi sembra autorizzarci a parlare anche di un “canone” di De Angelis.

Eppure, se il commissario dello scrittore romano, morto nel 1944, indagava su casi di cronaca nera nella Milano degli anni Trenta, scontrandosi talvolta con le pastoie che il regime fascista poneva come ostacolo alla verità e alla giustizia, si ha l’impressione che il De Vincenzi di Crovi indaghi toutu court sulla Milano e, più in astratto, sull’Italia in nero degli anni Venti, lasciando baluginare all’orizzonte squarci di malinconia e di nostalgia di fronte al graduale venir meno della genuinità e dell’autenticità della Milano di inizio secolo, di cui la chiusura del Naviglio sembra essere l’atto conclusivo.

Carlo De Vincenzi è il testimone non solo di una situazione difficile sul piano politico e sociale, ma anche di un cambiamento epocale da cui non si potrà tornare indietro.

Il 10 settembre 1922 centomila persone invasero l’autodromo di Monza. Il commissario De Vincenzi preferì seguire l’evento sui giornali. Sarebbe stato facile per lui raggiungere il circuito, ma le grandi folle non lo avevano mai attirato e non nutriva una particolare passione né per la velocità né per i motori. Amava camminare, e se proprio doveva scegliere due mezzi che secondo lui racchiudevano lo spirito di Milano, preferiva pedalare in bicicletta lungo i Navigli o salire su un tram in corso Sempione e da lì raggiungere il centro della città.

De Vincenzi non ama tanto le folle delle gare automobilistiche quanto quelle delle adunate di regime e sembra riluttante ad accostarsi a forme di cultura di massa, preferendo le buone letture, l’opera lirica e la poesia che si respira camminando e pedalando lungo i Navigli o prendendo il tram. La gara del 10 settembre all’Autodromo di Monza è il simbolo dell’epoca della velocità, della tecnologia lanciata al galoppo e delle folle fanatiche dell’automobile: sono i valori del Futurismo, ma contengono anche il germe dell’assunto di base del totalitarismo politico e di quello economico, capitalista e della società dei consumi, ossia che la massa debba essere blandita e controllata dandole ciò che la entusiasmi e la faccia evadere dai problemi reali.

Rivediamo dunque per certi aspetti il commissario di De Angelis,  uomo colto e riflessivo che, alla pari di Maigret, amava scavare nella psicologia delle persone su cui indagava, non era incline a sparatorie e a scazzottate e, seppure non scopertamente ostile in ragione del proprio ruolo di rappresentante dello Stato, non era per nulla ossequioso del potere costituito.

Nell’atmosfera d’antan ricreata dal lessico dialettale e dall’evocazione di luoghi perduti nel tempo, L’ultima canzone del Naviglio racconta le storie dei “malnatt della ligéra”, ossia dei protagonisti della criminalità milanese, tra i quali El Negher del Bottomuto, che avrà un ruolo importante nell’indagine che De Vincenzi condurrà sulla morte di una donna e che lo porterà a impelagarsi nelle sabbie mobili della collusione tra potere politico e malavita; L’ultima canzone del Naviglio racconta anche la travagliata vicenda di Arturo Toscanini (la cui bacchetta rubata rappresenta simbolicamente il bavaglio che il regime vuole porre alla libertà dell’arte e della cultura), la quale scorre parallelamente alle altre storie nelle quali De Vincenzi agisce con la sensibilità di un uomo estraneo ai tempi che corrono e alla nuova alba che sta sorgendo, in realtà più simile al tramonto della ragione e della poesia di un mondo antico ormai consunto.

Dettagli e curiosità sul libro saranno svelati dall’autore stesso, che presenterà al pubblico senigalliese L’ultima canzone del Naviglio nel corso di “Ventimilarighesottoimari in Giallo” (19/26 agosto). L’appuntamento con Luca Crovi è dunque per il 23 agosto, alle ore 19, nel Giardino della Scuola “Pascoli”.

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