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Fabrizio Volpini: “I problemi del Pronto soccorso di Senigallia vanno affrontati e risolti subito” / Video

Fabrizio Volpini: “I problemi del Pronto soccorso di Senigallia vanno affrontati e risolti subito” / Video

di ELPIDIO STORTINI
SENIGALLIA – Con il dottor Fabrizio Volpini, già presidente della Commissione Sanità della Regione Marche, ed ex consigliere ed assessore comunale a Senigallia, parliamo dei problemi della sanità cittadina, soprattutto dell’Ospedale che dovrebbe rispondere ad un territorio vasto e, durante l’estate, ai tanti turisti che affollano la nostra riviera.
“Credo che l’Ospedale di Senigallia – ci dice il dottor Volpini – ancora risponda, seppur tra tante difficoltà, alla funzione che gli è stata attribuita dalle leggi nazionali e regionali. Difficoltà che non riguardano solo il nostro Ospedale e che si sono accentuate, negli ultimi tempi, sotto l’impulso della pandemia che ha stravolto gli assetti organizzativi ed ha influito anche sul personale.
“Di tutti i reparti, di tutti i servizi, quello che, in questo momento, sta soffrendo più degli altri è sicuramente il Pronto soccorso che è il biglietto da visita di un ospedale.
“C’è ormai una questione nazionale che riguarda i Pronto soccorso. Le ragioni che li hanno messi in crisi sono storiche e poggiano sul passato, ad iniziare dalla carenza di personale che non è più gestibile.
“Negli anni le scuole di specializzazione – afferma sempre Fabrizio Volpini – avevano dei posti limitatissimi per i medici dell’emergenza e poi, c’è da aggiungere che il lavoro nei Pronto soccorso non è neppure attrattivo, rispetto ad altri settori.
“Un altro motivo per il quale i Pronto soccorso sono andati in crisi è stata l’enorme riduzione di posti letto che, in questi anni, gli ospedali hanno dovuto fare sotto la scure dei vari provvedimenti. C’è poi il problema del ricorso inappropriato ai Pronto soccorso con un numero eccessivo di codici bianchi.
“C’è inoltre un territorio che non è in grado di dare tutte le risposte richieste dalla cittadinanza.
“Il nostro Pronto soccorso, in questo momento, di tutti i servizi ospedalieri, è certamente quello che sta soffrendo maggiormente. Mi dicono che sono rimasti a lavorare in organico uno o due medici. Ed il servizio viene garantito da professionisti che vengono assunti attraverso il sistema delle cooperative e dai medici degli altri reparti, attraverso gli ordini di servizio. Medici che si alternano, sia di giorno, sia di notte, che vanno a dare la loro prestazione.
“Ed ovviamente si tratta, inevitabilmente, di una prestazione che non viene fornita con quella organizzazione necessaria in un Pronto soccorso. Da qui le lunghe liste di attesa, le proteste che, spesso, si sentono. Credo che se oggi c’è un servizio che deve essere migliorato è proprio quello del Pronto soccorso. A Senigallia c’è in previsione una nuova struttura, con un investimento di sei milioni di euro. Ci auguriamo – e lo dico come cittadino e come medico – che questo si possa fare in un tempo ragionevole.
“Un’altra cosa che desidero dire: è unanime lo scoramento ed anche la rabbia dei colleghi che, stressati dalla pandemia, da turni di lavoro sempre più massacranti, dalla mancanza di una direzione, scontano con delle inevitabili sofferenze personali questa situazione. E qualcuno, quando può, se ne va. E se ne va perché ha raggiunto i limiti delle pensione o perché le soddisfazioni non ci sono più e va nella sanità privata che, chiaramente, è sempre pronta a prendere professionisti che il pubblico, in tutti questi anni, ha formato. E questo succede sempre più spesso.
“E’ chiaro, quindi, che la questione ospedaliera è centrale. E di questa il Pronto soccorso – dice sempre il dottor Volpini – è quello che sta soffrendo maggiormente. E’ vero che, ultimamente, hanno aumentato i posti nelle scuole di specializzazione ma prima che arriveranno i nuovi medici dell’emergenza dovranno passare tre, quattro, cinque anni.
“Adesso, oltretutto, abbiamo la crisi di governo che non è sicuramente quello che, in questa fase complessa, ci voleva. Speriamo che il nuovo governo, qualunque sarà, affronti in maniera adeguata la questione sanitaria.
“E’ una vita che dico che le questioni legate alla maggior parte delle problematiche sanitarie della gente vanno affrontate nel territorio. La pandemia ce lo ha dimostrato: dove il territorio era organizzato c’è stato un minor ricorso all’ospedalizzazione. Ho coordinato le Usca che hanno svolto un ruolo straordinario ed hanno dato una grossa mano al sistema per evitare ospedalizzazioni inutili.
“A questo punto si tratta di far tesoro dell’esperienza, nessuno è infatti in grado di risolvere i problemi da solo, ci vuole la multidisciplinarità per affrontare problemi sempre più complessi. Questo va fatto sul territorio. Ci sono i soldi per acquistare nuove tecnologie ma non ci sono per il nuovo personale. E le tecnologie, da sole, non bastano per risolvere i problemi. Per cui si rischia di creare delle cattedrali nel deserto. E noi queste non le vogliamo”.

QUI SOTTO L’INTERVISTA:

 

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